«Ventiquattr’ore per
il Signore»
Sarà un giorno per ritrovare «la verità su stessi» e la luce della
misericordia nelle tante notti che circondano l’uomo. Così l’arcivescovo Rino
Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione, presenta24 ore per il Signore, l’iniziativa, promossa
dallo stesso dicastero, in programma i prossimi 28 e 29 marzo a Roma. Un evento
che verrà vissuto in concomitanza in numerose diocesi del mondo.
Da dove nasce l’iniziativa?
Da un lato c’è il prezioso contributo del Sinodo sulla nuova evangelizzazione,
durante il quale molti padri sinodali hanno ricordato l’importanza della
Riconciliazione, sacramento “fratello” del Battesimo. Dall’altro c’è il
costante messaggio di misericordia che papa Francesco quasi quotidianamente
rivolge alla Chiesa. Per questo abbiamo pensato che fosse utile nel periodo
della Quaresima offrire un momento per la riconciliazione con Dio e con se
stessi. La speranza è che l’evento – posto a ridosso della IV domenica di
Quaresima, nella quale il Vangelo propone il tema della misericordia – possa
diventare una tradizione nella vita della Chiesa come espressione dell’impegno
per la nuova evangelizzazione.
Come ha accolto il Papa l’iniziativa?
Ne è stato molto contento, l’ha accolta con entusiasmo e con gioia. E poi
ha voluto lui stesso viverla in prima persona. Venerdì 28 marzo, infatti, alle
17 nella Basilica di San Pietro il Papa presiederà la celebrazione
penitenziale, durante la quale anche lui ascolterà delle confessioni.
Cosa prevede poi «24 ore per il Signore»?
Terminato il momento della celebrazione liturgica in San Pietro, inizierà il
tempo dell’invito alla città e ai fedeli a ritrovare se stessi. Tre chiese nel
centro storico rimarranno aperte fino a notte inoltrata: sono la chiesa di
Sant’Agnese in piazza Navona, la chiesa delle Stimmate in largo Argentina e la
Basilica di Santa Maria in Trastevere. Tre luoghi che si trovano nelle zone più
frequentate nella sera e nella notte dai nostri giovani. In questi tre punti della
città ci saranno alcuni giovani – appartenenti a diverse realtà – che saranno
dei veri «nuovi evangelizzatori», invitando i loro coetanei a entrare in
Chiesa, dove troveranno dei sacerdoti disponibili all’ascolto e a celebrare il
sacramento della Riconciliazione. Ma in chiesa troveranno anche il Signore nel
Sacramento della Santissima Eucaristia che sarà esposto. Verrà offerto, quindi,
il silenzio dell’adorazione che è il primo passo per rientrare in se stessi.
Si tratta quindi di un momento pensato solo per i giovani?
Certo che no: la necessità di ritrovare se stessi e di cogliere l’essenziale
della vita ponendosi davanti a Dio e alla sua misericordia riguarda tutti,
nessuno escluso. Anche per questo, sabato 29 marzo, dalla mattina fino al tardo
pomeriggio continuerà l’esperienza dell’accoglienza e della Riconciliazione per
chiunque lo voglia. Poi la conclusione si terrà nel Santuario della
Misericordia, la chiesa di Santo Spirito in Sassia, dove alle 17 si
celebreranno i Vespri.
Il Pontificio Consiglio ha allargato l’invito a tutte le diocesi, vi sono
già state adesioni?
Abbiamo esteso questa iniziativa a tutta la Chiesa nel mondo e sono rimasto
piacevolmente stupito dalle numerose risposte entusiaste al nostro invito.
Molti vescovi hanno accolto con favore l’iniziativa e la vivranno anche loro.
Ciò dimostra che si tratta di un’iniziativa che risponde a un’esigenza
pastorale molto sentita dalle comunità di tutto il mondo.
La Confessione, quindi, è ancora un sacramento attuale?
Io sono convinto che il sacramento della Riconciliazione abbia una profonda
valenza antropologica, perché aiuta l’uomo a capire davvero chi è, facendo
proprio l’esperienza di quella misericordia e di quell’amore di Dio di cui ci
parla spesso papa Francesco. Ecco perché oggi la Confessione attira sempre più
persone.
Matteo
Liut
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