Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere |
15/04/2015 |
I ladri agiscono di notte, gli
stupratori in luoghi appartati, gli assassini lontani dalle telecamere di
sorveglianza perché sanno che stanno compiendo azioni malvagie e non vogliono
essere visti. Quando qualche scafista o spacciatore viene intervistato in tv da
giornalisti in cerca del servizio sulla criminalità accetta solo gli oscurano
il viso e camuffano la voce.
Chi viceversa fa del bene e segue buoni principi si manifesta davanti a tutti
senza timore né vergogna, anela a parlare delle sue esperienze per tramettere
la gioia e la passione che sono così vivi in lui. Più parla e più vorrebbe
raccontare perché crede veramente in quello che fa. Con i ragazzi ormai ho
imparato a carpire ogni singolo gesto e vedo subito se mi stanno mentendo, se
sono timorosi o se hanno combinato qualcosa di sbagliato. Spesso lascio
perdere, non li contraddico, non li brontolo, ma cerco di far loro capire che
ciò che stanno facendo è sbagliato, accendo una luce per mostrare la strada da
prendere, lascio che siano loro a capire l'errore e andare verso la fonte di
calore. I miei ragazzi molto spesso si incamminano sul sentiero illuminato,
titubanti, ma al contempo fiduciosi in chi sta loro mostrando una via di uscita
da una certa situazione.
Purtroppo non è così fra gli adulti. C'è sempre la paura di essere giudicati
nel nostro insieme per un errore fatto e ci rifugiamo nel nostro dolore, ci
rinchiudiamo sempre più fino ad isolarci e se qualcuno ci mostra la luce, ci
chiama a raccolta, lo ignoriamo, facciamo finta di non aver né visto né
sentito, e restiamo nelle tenebre. Ci fortifichiamo nel nostro errore e
aspettiamo tempi migliori, non pensando che quel male che abbiamo ci cova
dentro e ci mangia come un tarlo, portandoci a fare gesti che possano far
soffrire il prossimo.
Riccardo Ripoli
Omelia 10/04/2013
|