30/07/2015 |
A volte, quando chiediamo di essere risarciti per i nostri presunti sacrifici,
quando accusiamo gli altri di scarsa riconoscenza, stiamo semplicemente
chiedendo aiuto. Vogliamo un «grazie», una conferma che i nostri sforzi avevano
un senso, anche se i risultati non sono stati quelli vagheggiati.
«Una famiglia è fatta anche di parole. Con una parola si promette fedeltà. Con un'altra si incrina l'alleanza. Una frase accogliente rinnova i rapporti. Una frase brutale crea pericolosi fraintendimenti. Grandi e piccoli, uomini e donne, genitori e figli costruiscono giorno per giorno, dentro le loro famiglie, un lessico originale, uno spartito esigente, una grammatica comune».
C'è una differenza tra «scusa» e «mi dispiace». Ci può essere commozione, premura, ma anche paura, slealtà, dietro a un «te l'avevo detto» o «non ho parole». Le migliori intenzioni scivolano a volte sul terreno precario del conformismo e del paternalismo. Gli affetti non accecano la ragione se inventano il loro linguaggio, se innescano conversazioni felici.
Paolo Cattorini (Frasi di famiglia)
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