28/01/2016 |
di Zygmunt Bauman.I problemi generati dall’attuale “crisi ”, esacerbati dal panico sulle migrazioni, appartengono alla categoria delle questioni più complesse e controverse: in essi, infatti, l’imperativo categorico e morale si scontra con la paura del “grande sconosciuto” impersonato dalle masse di stranieri che troviamo alle nostre porte. La paura impulsiva stimolata dalla vista di persone “aliene” che porterebbero con sé imperscrutabili pericoli entra in competizione con l’impulso morale causato dalla vista della miseria umana. Quasi in nessun altro caso potrebbe risultare più grande la sfida al tentativo morale di persuadere la volontà a seguire il suo imperativo; e raramente potrebbe essere più lacerante il compito della volontà che cerca di chiudere le orecchie a questo imperativo morale. Tutti noi saremmo potuti essere arruolati in un momento o in un altro, o contemporaneamente, nei diversi ruoli di questo combattimento: “campo di battaglia”, “soldato” o “cannone”. E alcuni di noi potrebbero perciò esser tentati dalla “grande semplificazione” offerta dal web...
Ovviamente, internet non è la causa del crescente numero di internauti moralmente ciechi e sordi; ma esso facilita e alimenta in maniera notevole questa crescita. La prima reazione di fronte all’altro tende perciò a essere di vigilanza e di sospetto, un momento di indefinita ansietà, un impulso a cercare un’ancora di salvezza, che è causa di ulteriore nervosismo proprio perché è indefinita. E durante questo processo il rispetto degli imperativi morali è sospeso
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