25/05/2016 |
di ANDREA RICCARDI. COLORARE COI NOSTRI COLORI. Il mondo
globale, senza frontiere e con la sua rapida comunicazione, ha bisogno di
essere abitato dalle culture e dalle civiltà. Il grande problema del XXI
secolo, dei suoi orizzonti smisurati, è questo: essere abitato dalle culture,
dalle civiltà, per liberarsi dal dominio unico delle ragioni del mercato o del
gioco dei mass media. Questo è il grande compito della cultura occidentale che,
nel dialogo con l’Oriente, viene stimolata a ripensare se stessa. Ma è anche –
credo di poterlo dire – la sfida dell’Oriente, di fronte ai radicalismi. Il
dialogo è già l’inizio di una stagione nuova: quella piattaforma di
complementarietà che riempie e abita i vuoti aperti dal processo di
globalizzazione. Per questo vorrei concludere con le parole di Marc Chagall,
pittore russo di origine ebraica: «Se tutta la vita va inevitabilmente verso la
sua fine... dobbiamo colorarla con i nostri colori di amore e di speranza». Le
grandi zone grigie del mondo globale, dobbiamo colorarle con i colori della
nostra cultura, della nostra fede, insomma del nostro amore e della nostra
speranza. Così si umanizza il nostro tempo.
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