di RICCARDO MACCIONI. IL PAPA PER NOI.
Il segreto è in una materia che non si
impara sui libri di scuola. Per capire il senso, il filo rosso della domenica
del Papa a Cesena e Bologna, bisogna studiare e possibilmente mettere in
pratica la «matematica di Dio», quella spiegata dal teorema: si moltiplica solo
se si divide. Un principio base che significa condividere i beni, certo, ma
soprattutto rinunciare a se stessi, abbassarsi, svuotarsi delle proprie
sicurezze per mettersi in ascolto della Parola e, insieme, degli altri. Lo
ripete Francesco, lo insegna il Vangelo, disciplina che notoriamente si
acquisisce più con il cuore che con la ragione, sporcandosi le mani anziché
tenendole magari pulite ma in tasca, lontane da ogni rischio. Di qui, al
mattino, l’invito alla buona politica, quella che rifiuta la corruzione come il
più nocivo dei tarli e si spende fino al 'martirio' bianco, che significa saper
mettere in discussione le proprie idee per camminare con gli altri verso il
bene comune.
Un invito che al pomeriggio, nello
scenario bolognese di piazza San Domenico, ritornerà anzi culminerà
nell’invocazione «a non essere invasi quotidianamente dalla retorica dell’odio
e della paura » a «non venire sommersi dalle frasi fatte dei populismi o dal
dilagare inquietante e redditizio delle false notizie». Perché il bravo
amministratore non guarda solo al tornaconto immediato, ma sa leggere i segni
dei tempi alla luce di un orizzonte ben più vasto, quello della comunità che
gli è affidata, a costo di perdere punti nei sondaggi e probabilità di essere
rieletti. Un impegno da condividere con il mondo della scuola, universitario
soprattutto, chiamato a testimoniare che la ricerca del bene è la chiave per
riuscire veramente negli studi e che l’autentica conoscenza non può prescindere
da tre diritti: il diritto alla cultura, il diritto alla speranza e il diritto
alla pace. Punti cardinali, meglio stelle polari, per orientare il cammino di
costruzione di un futuro libero dall’egoismo, in cui imparare a essere
responsabili di sé e degli altri.
Ecco allora il dovere dell’educazione alla pace,
rilanciata con le parole del cardinale Giacomo Lercaro: «La Chiesa non può
essere neutrale di fronte al male». Ecco il sogno di un nuovo umanesimo
europeo, cui «servono memoria, coraggio, sana e umana utopia». Ecco,
nell’omelia della Messa allo stadio Dall’Ara, il rifiuto di una vita cristiana
fatta a tavolino. Che non può esistere, che non c’è, perché ogni uomo e unico e
irripetibile, perché da solo nessuno può farcela, perché il cammino del credente
procede come l’itinerario «umile di una coscienza mai rigida e sempre in
rapporto con Dio, che sa pentirsi e affidarsi a Lui». Un sentiero illuminato,
da tre luci splendenti di verità, da tre indicatori di percorso, o più
semplicemente, per dirla con il Papa, da tre 'p'. La prima indica la Parola,
«bussola per non perdere la strada di Dio». La seconda richiama il pane
eucaristico, «perché tutto comincia dall’Eucaristia» ed è lì che si incontra la Chiesa.
Infine la 'p' di poveri, obiettivo e insieme nutrimento della carità, in
cui troviamo Gesù che «nel mondo ha seguito la via della povertà e
dell’annientamento » di sé. Una scelta d’amore le cui tracce sono ben
visibili, all’occhio che sa guardare con il cuore, nel viso stanco di fame e
guerra, del rifugiato. Negli anziani vergognosi della propria solitudine. Nel
senzatetto che al mattino vedi piegare la schiena sotto il peso di un sacco
riempito soltanto di stracci. Negli ultimi tra i rifiutati, con cui il Papa ha
voluto pranzare nella Basilica di San Petronio, a ricordare che la Chiesa
è di tutti, che Cristo non scarta nessuno, che ciascuno di noi è un viandante,
un «mendicante di amore e speranza». Perché la carità «non è mai a senso unico»
e, a guardarsi bene dentro, dà maggiore gioia offrire che ricevere, tutti
donano e ricevono qualcosa, ha più sapore un povero pasto condiviso che un
ricco banchetto solitario. Ma ci vuole coraggio per capirlo. E umiltà. Il
coraggio e l’umiltà di imparare la matematica di Dio, una materia che non
si studia sui libri di scuola.
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