PER CHI VOTARE
Da F. Occhetta, La Civiltà Cattolica 4023
La Costituzione della Repubblica ha compiuto 70 anni, e i suoi
princìpi continuano a nutrire e a custodire la democrazia italiana. È stata
generata da un evento di «coscienza sociale» maturato dopo l’umiliazione della
guerra ed è il frutto di un incontro di tradizioni molto diverse tra loro: la
cultura delle libertà della tradizione liberale, il solidarismo e il
personalismo cristiano, le istanze ugualitarie e dei diritti della sinistra.
Mai come in questo tempo il Paese è chiamato a fare memoria: la maggioranza dei
cittadini, infatti, ha ereditato un dono di cui a volte fatica a percepire il
valore e a ricordare il costo.
Alla vigilia delle elezioni politiche, sottolineiamo dunque 5
criteri per esprimere un voto responsabile proprio attraverso i princìpi della
Costituzione.
1. Anzitutto, l’attenzione
ai programmi dei partiti per scegliere quelli che costruiscono invece di
demolire, che vanno oltre gli slogan elettorali e al di là di singoli temi
della campagna elettorale. I programmi non sono neutri rispetto ai valori: il
cittadino maturo ha il compito di calcolare i costi e le conseguenze di ogni
scelta.
2. Lo spirito costituzionale
ci porta a un secondo punto: la scelta del candidato oltre lo storytelling.
Contano l’esperienza amministrativa, la capacità di visione politica, le
esperienze fatte, la trasparenza. In una parola, la sua affidabilità.
3. Un terzo criterio è
quello della cultura costituzionale dei partiti e dei loro leader. Dai lavori
della Costituente sull’art. 67 della Costituzione si comprende perché l’eletto
debba agire senza vincolo di mandato, che significa assenza di legame e di
interesse corporativo dell’eletto. I parlamentari, come tutti gli amministratori
pubblici, sono portatori «soltanto» di un interesse generale.
4. Un quarto criterio è
valutare le coalizioni di governo più che le coalizioni elettorali. Lo ribadiamo: la nuova legge elettorale (n.
165/2017), che introduce un sistema misto proporzionale e maggioritario, premia
la rappresentanza sulla governabilità.
5. Ultimo criterio: la
complessità del voto contro la sua semplificazione. Davanti al rischio di
semplificare in «bianco o nero», occorre saper discernere le sfumature, perché
la realtà è complessa. Altrimenti prevarrà il fenomeno sociale definito
«gentismo».
Il diritto al voto è una conquista sociale, e se ne comprende il
valore nei contesti in cui è negato. Per arginare l’astensione, che anzitutto è
una rinuncia al cambiamento, il presidente Mattarella ha rivolto un appello a
favore della partecipazione: «Nessuno rinunzi al diritto di concorrere a
decidere le sorti del nostro Paese».
È, questa, la consapevolezza che la libertà esiste solo là dove
si vivono partecipazione e responsabilità.
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