CAPIRE PREGARE VIVERE LA
MESSA
I RITI DI COMUNIONE
UNITA’
“Nel Padre nostro non esiste la parola ‘io’,
ma solo ‘noi’. Questa affermazione di papa Francesco, in una catechesi
in piazza san Pietro, ci fa cogliere un aspetto fondamentale della preghiera
cristiana e che trova espressione in questa parte finale della Messa. E’ il momento del ‘noi’, per cui parleremo
di ‘riti di comunione’. Dire ‘noi’
infatti è dire ‘comunione’.
L’esperienza di Dio nella Messa,
dopo aver vissuto l’ascolto da discepoli (liturgia della Parola) e quello
dell’offerta scambievole degli amici (liturgia Eucaristica) ora diventa l’esperienza con Dio, nell’ essere un unico ‘corpo’: noi le membra e Lui il
capo.
Detto in altre parole è il vivere
come ‘popolo di Dio’, ‘popolo
sacerdotale’ o anche ‘la sposa di
Cristo’. Comunque un ‘unità.
Quali i momenti di questa esperienza
di preghiera?
PADRE
NOSTRO
Dopo il grande ‘amen’ della preghiera
eucaristica, segno del nostro essere un popolo sacerdotale che prega per il
mondo intero, i riti ci propongono la preghiera del PADRE NOSTRO. In essa ci sentiamo tutti fratelli, figli di un unico Padre, figli nel Figlio Gesù.
Questa è la realtà che ci unisce e
non tanto una motivazione sociologica ( abitare vicini, essere di un unico
colore della pelle, avere gli stessi gusti e interessi, ecc.). Siamo ‘uno’
perchè figli nel Figlio Gesù e fratelli tra noi. Questo sopra ogni appartenenza di genere e etnia o provenienza.
Il gesto che il sacerdote esprime è quello delle braccia elevate al Padre dei cieli, gesto tenero di un figlio che
invoca aiuto.
Altri
gesti sono permessi ma attenzione,
dobbiamo stare attenti alla verità di questi gesti, cioè che esprimano
l’unità. Se diventano troppo tipici di
un gruppo o segni troppo convenzionali tra due persone, possono segnare
separazioni, quindi tradire il senso dell’ unità e dell’ uguaglianza. Sarebbe
meglio, nella messa domenicale, alzare le mani come fa il sacerdote, mente in
altre messe più particolari, di gruppo o degli sposi ecc, si possno adottare
tutti lo stesso gesto.
LA PACE SIA
CON TE
Ci scambieremo poi un gesto, con un
augurio ‘la pace sia con te’. Ci
si da in genere la mano tra vicini.
Questo gesto però non si ferma all’augurio di buona educazione, o di
amicizia con chi ci è seduto accanto.
Innanzitutto è l’applicazione della
parola di Gesù che diceva: ‘prima di
andare alla preghiera riconciliati con
il tuo avversario’. E’
quindi un gesto di riconciliazione con chi siede accanto: chiedendo perdono e
donando il perdono.
E’ anche il gesto profetico di chi
vuole costruire la pace.
Ecco che vivere il momento della
‘comunione’ vicendevole ci mette nell’atteggiamento di chi, questa comunione la
vuole costruire a cominciare da adesso.
Noi viviamo in modo attivo, da veri costruttori di pace, di comunione di unità.
Anche qui
attenzione: vari gesti con baci e abbracci o simboliche convenzionali …
attenzione! Se ci distinguono vuol dire che dividono. Questo non è il momento
in cui distinguersi, quanto piuttosto unire. Dovremmo essere pronti a un gesto semplice e chiaro, comprensibile,
uguale e sincero verso chiunque ci sta accanto. Profezia di pace
RICEVERE IL
CORPO DI CRISTO
Questa grande esperienza di unità
tra noi con Dio ha un suo culmine nel ricevere
il corpo di Cristo. Dobbiamo ricordare che la Messa, per essere valida e
completa, non prevede che sempre si
riceva fisicamente l’ Ostia Consacrata, cioè l’ Eucaristia. Chi è in
peccato mortale e non si è confessato non deve accostarsi a ricevere l’ Ostia
Consacrata. Questo non vuole dire che la sua Messa non sia valida e inutile. La
‘grazia unitiva’ tra noi e Dio, è
presente in molti modi. Già papa Benedetto
XVI diceva con forza che esiste, proprio per chi in qualche modo non può
fisicamente ricevere l’ Ostia, la
‘comunione spirituale’ ‘ o ‘comunione di desiderio’. Anzi diceva che essa è
la vera essenza del sacramento. E’
il valore del cuore che arde dal
desiderio unitivo e amoroso con Cristo. Questo sarebbe la condizione base
per tutti, affinchè non sia ‘profanato’ il corpo di Cristo da atti troppo
abitudinari o superficiali.
Quindi sono molto importanti per
tutti le parole recitate come espressione del desiderio unitivo con Cristo: ‘ Agnello
di Dio abbi pietà di noi, Agnello
di Dio dona a noi la pace’. Nel momento della comunione ‘con l’ Ostia’ o
solo ‘spirituale’ noi viviamo anche l’unità con Gesù stesso. Chi lo riceve
fisicamente si presenta a rivererlo in bocca per rispetto oppure tenenedo le
mani come ‘un trono’ o come portando
una piccola perla preziosa. Egli è il nostro
grande Re !
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