E ora un po' di musica... |
E ora un po' di musica...
Dovete
sapere che attorno agli organi costruiti dagli Agati e Tronci si è sviluppata
tutta una letteratura musicale da parte di artisti coevi e conterranei quali Giuseppe
Gherardeschi (1759-1815), Giovan Pietro Baldi (1776-1835) Luigi Gherardeschi
(figlio di Giuseppe 1791-1871) e Gherardo Gherardeschi (figlio di Luigi
1835-1905) che ci offrono ancora oggi una lettura corretta e la logica dei
registri di concerto dell'organo pistoiese dei secoli XVIII e XIX. Di uno di essi ne riproduciamo un esempio
musicale dall'andamento bandistico-marziale in sintonia col periodo storico che
vuole l'organo romantico simile ad una piccola orchestra o banda musicale.
Giuseppe
Gherardeschi[1] -
Suonata a guisa di banda militare che suona una marcia * Organista Andrea
Vannucchi
Organo di Gavinana di Pistoia: Pietro Agati (1776), Giosué e Nicomede Agati
(1811) e Luigi e Cesare Tronci (1856)
.
A seguire una chicca.
Non credo che vi sia qualcuno che ricordi il suono dell'organo del duomo di
Modigliana non tanto, qua e là, uno o due accordi strimpellati, ma strutturato
all'interno di un'armonia. Nonostante lo stato di abbandono in cui versa e
magari di qui la convinzione comune che sia insuonabile
sorprende invece la coloritura dei timbri, insuperabili e raffinatissimi. Le
improvvisazioni contenute nel voideo sono state "rubate" all'organaro Bartolomeo Formentelli che si è
improvvisato organista per testare la suonabilità
dell' organo. Nonostante le numerose scordature anche vistose, le poche armonie
risultano brillanti e gradevoli all'orecchio
grazie anche alle numerose combinazioni timbriche. Nonostante l'assenza di
alcuni registri di concerto o non funzionanti, la meccanica deteriorata e per giunta un
elettroventilatore rumorosissimo, la
voce del nostro organo è riuscita ad emergere armoniosa ed elegante. E' una registrazione "casalinga" e la colonna
sonora non è stata ripulita dei rumori di fondo e tantomeno delle voci sia
dell'organista che commentava l'uso o il non funzionamento dei registri che di
alcuni presenti.
[1]
Giuseppe Gherardeschi, coevo e
conterraneo degli Agati e dei
Tronci, note famiglie di Organari
Pistoiesi, nacque a Pistoia il 3 novembre 1759. Fu battezzato il giorno dopo
nel battistero della cattedrale di Pistoia, dove suo padre era maestro di
cappella e dove era stato anche organista.
Giuseppe apprese i primi rudimenti dell'arte musicale dal padre stesso e dallo
zio paterno Filippo Maria, allievo di Padre Martini a Bologna, maestro di
cappella prima della cattedrale di Pistoia e poi della primaziale di Pisa.
Questa preparazione fu completata a Napoli nel famoso "Conservatorio della
Pietà detta de' Turchini" , alla scuola del suo direttore Nicola Sala
(1713-1801). Tornato a Pistoia, Giuseppe
divenne organista della chiesa della Madonna dell'Umiltà. Nel 1800 divenne maestro di cappella della
cattedrale di Pistoia alla morte del genitore. Giuseppe Gherardeschi rimase
maestro di cappella fino al termine della sua vita. Morì a Pistoia il 6 agosto
1815. Il giorno dopo il figlio Luigi chiese e ottenne dal Capitolo della
cattedrale lo stesso impiego.
Il Gherardeschi come musicista è
stata una scoperta molto recente dopo gli anni 60 del secolo scorso. La rilettura della sua musica con gli
strumenti del territorio di provenienza
ha fornito la riscoperta e il riscatto
della sonorità e combinazioni
timbriche degli organi di scuola
pistoiese.
Umberto Pineschi, organista, professore emerito di organo e
composizione organistica, uno dei
massimi esperti delle composizioni del Gherardeschi ha definito il Gherardeschi " il
compositore che rivela l'organo pistoiese"
e scriveva "prima della scoperta
di Gherardeschi era opinione comune ed accettata che gli organi usciti dalle
due fabbriche pistoiesi, Tronci ed Agati, peraltro poco conosciuti ed
apprezzati, fossero finalizzati all'improvvisazione e che per essi nessuno
avesse mai scritto niente. Erano, poi, un mistero sia la straordinaria
ricchezza di registri nei bassi e nei soprani, sia il criterio con cui essi
avrebbero dovuto essere combinati fra di loro. L'opera organistica di
Gherardeschi ha sfatato questi luoghi comuni e, soprattutto, ha finalmente
rivelato, in maniera perfetta e completa, la logica dei registri di concerto
dell'organo pistoiese dei secoli XVIII e XIX.
Esaminando le registrazioni prescritte da Gherardeschi per le diverse
raccolte dei suoi pezzi, è evidente la destinazione di ognuna ad un preciso
tipo di strumento fra quelli esistenti a Pistoia in quel periodo. Si va
dall'organo italiano essenziale ad uno strumento arricchito da un numero maggiore
di quei registri da concerto che caratterizzano gli organi di scuola pistoiese....
Bruno Tagliaferri
|