La vita comunitaria: “Voi siete tutti fratelli” |
03/03/2015 |
In qualunque circostanza i fratelli devono comportarsi con amore e gioia gli uni verso gli altri. Chi lavora parlerà così di chi prega: "Possiedo anch'io il tesoro che ha mio fratello, perché è in comune fra noi".
Da parte sua, chi prega dirà di chi legge: "Il bene che egli trae dalla lettura arricchisce anche me". E chi lavora dirà ancora: "E' per la comunità che compio questo servizio".
Le molte membra del corpo non formano che un unico corpo e si sostengono vicendevolmente svolgendo ciascuna il suo compito. L'occhio vede per tutto il corpo; la mano lavora per le altre membra; il piede che cammina porta tutte; un membro soffre quando un altro soffre. Così devono comportarsi i fratelli, gli uni verso gli altri (cfr Rm 12,4-5). Chi prega non giudicherà chi lavora perché non prega. Chi lavora non giudicherà chi prega... Chi serve non giudicherà gli altri. Al contrario, ognuno, qualunque cosa faccia, agirà per la gloria di Dio (cfr 1Cor 10,31; 2Cor 4,15)...
Così, grande concordia e serena armonia formeranno "il vincolo della pace" (Ef 4,3), che li unirà fra loro e li farà vivere con trasparenza e semplicità sotto lo sguardo benevolo di Dio. Certo l'essenziale è perseverare nella preghiera. D'altronde è richiesta una sola cosa: ognuno deve possedere nel suo cuore il tesoro della presenza viva e spirituale del Signore. Che lavori, o preghi o legga, ognuno deve poter dire di possedere il bene imperituro che è lo Spirito Santo.
Attribuita a San Macario l'Egiziano (? - 390), monaco
Terza omelia, 1-3 ; PG 34, 467-470
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