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Comunicazioni del parroco
11/04/2019 |
CAPIRE PREGARE VIVERE LA MESSA
RITI CONCLUSIVI
L’ultima parte della Messa prende il nome di riti
conclusivi. Cosa significa ‘concludere’?
IL RINGRAZIAMENTO FINALE
Come ho
detto all’inizio di queste riflessioni, la Messa si giustifica come preghiera
di ringraziamento comunitario. Questo è infatti il significato della parola
Eucaristia.
Arriviamo
dopo la distribuzione dell’ Ostia Consacrata a vivere un momento in cui
ciascuno può pregare, ricordando qualcosa della Messa celebrata e ringraziando.
Si ringrazia per il dono della Parola che Dio ci ha offerto, si ringrazia per
l’ Offerta che Gesù stesso ha fatto per noi donando il suo Corpo e il suo
Sangue, si ringrazia per la Comunione fraterna nella quale Dio è in mezzo a noi
e viene dentro di noi. Ci può essere una frase, una risonanza in noi,
un’emozione per cui ringraziare.
Questo
momento in genere è fatto in silenzio, ma può essere anche accompagnato col
canto o musica.
Quindi un
primo modo di intendere ‘concludere’ è… ringraziare.
GLI AVVISI…
Forse
questa mia spiegazione è ora un po’ ardita, ma io considero gli avvisi alla
fine della Messa come una parte della Messa.
Abbiamo
vissuto un rapporto profondo con Dio e fra noi … da riprendere la tra una la settimana?!
Il sacro e il profano sono così divisi da essere in opposizione?! No, c’è una
continuità. Possiamo anzi dire che ciò che qui abbiamo vissuto in modo
speciale, forse anche profetico, mistico, spirituale, ora deve esser attuato nel concreto, nelle vicende
quotidiane. La Messa diventa vera se ci riporta alla vita e non se ce allontana. La Messa ci vuole dire
come vivere nella vita e come trovare la forza per affrontarla ‘in Dio’, soprattutto nel segno dell’amore fraterno.
Gli avvisi
per certi versi ci dicono di momenti, iniziative, eventi che attuano la vita
liturgica nella vita comunitaria e sociale. Dovremmo quindi cogliere le
occasioni che ci vengono proposte come
momenti di continuità comunitaria con la Messa
Il secondo
significato di conclusione è: continuità
comunitaria nel quotidiano.
IN MISSIONE
In
particolar modo la benedizione finale
vuole rimandarci alle nostre case con uno spirito nuovo, quello appreso durante
la Messa. La benedizione non è solo una preghiera in più di protezione, quanto
una grazia specifica: quella della
missione.
Alla frase
‘ la messa è finita, si aggiunge andate e portate la pace’
Ora noi
vogliamo condividere e attuare quanto abbiamo ascoltato, vissuto, sperimentato
come bello. Vogliamo farlo tra
noi…appena usciti dalla chiesa, dopo il canto conclusivo, restando un po’
insieme a salutarci. Vogliamo anche viverlo coi nostri cari mentre andiamo in piazza o a casa, allorquando
potremo anche raccontare qualche cosa di bello che ci è rimasto dopo la Messa.
Il terzo
significato di ‘conclusione’ è: comincia
per la missione!
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22/03/2019 |
CAPIRE PREGARE VIVERE LA
MESSA
I RITI DI COMUNIONE
UNITA’
“Nel Padre nostro non esiste la parola ‘io’,
ma solo ‘noi’. Questa affermazione di papa Francesco, in una catechesi
in piazza san Pietro, ci fa cogliere un aspetto fondamentale della preghiera
cristiana e che trova espressione in questa parte finale della Messa. E’ il momento del ‘noi’, per cui parleremo
di ‘riti di comunione’. Dire ‘noi’
infatti è dire ‘comunione’.
L’esperienza di Dio nella Messa,
dopo aver vissuto l’ascolto da discepoli (liturgia della Parola) e quello
dell’offerta scambievole degli amici (liturgia Eucaristica) ora diventa l’esperienza con Dio, nell’ essere un unico ‘corpo’: noi le membra e Lui il
capo.
Detto in altre parole è il vivere
come ‘popolo di Dio’, ‘popolo
sacerdotale’ o anche ‘la sposa di
Cristo’. Comunque un ‘unità.
Quali i momenti di questa esperienza
di preghiera?
PADRE
NOSTRO
Dopo il grande ‘amen’ della preghiera
eucaristica, segno del nostro essere un popolo sacerdotale che prega per il
mondo intero, i riti ci propongono la preghiera del PADRE NOSTRO. In essa ci sentiamo tutti fratelli, figli di un unico Padre, figli nel Figlio Gesù.
Questa è la realtà che ci unisce e
non tanto una motivazione sociologica ( abitare vicini, essere di un unico
colore della pelle, avere gli stessi gusti e interessi, ecc.). Siamo ‘uno’
perchè figli nel Figlio Gesù e fratelli tra noi. Questo sopra ogni appartenenza di genere e etnia o provenienza.
Il gesto che il sacerdote esprime è quello delle braccia elevate al Padre dei cieli, gesto tenero di un figlio che
invoca aiuto.
Altri
gesti sono permessi ma attenzione,
dobbiamo stare attenti alla verità di questi gesti, cioè che esprimano
l’unità. Se diventano troppo tipici di
un gruppo o segni troppo convenzionali tra due persone, possono segnare
separazioni, quindi tradire il senso dell’ unità e dell’ uguaglianza. Sarebbe
meglio, nella messa domenicale, alzare le mani come fa il sacerdote, mente in
altre messe più particolari, di gruppo o degli sposi ecc, si possno adottare
tutti lo stesso gesto.
LA PACE SIA
CON TE
Ci scambieremo poi un gesto, con un
augurio ‘la pace sia con te’. Ci
si da in genere la mano tra vicini.
Questo gesto però non si ferma all’augurio di buona educazione, o di
amicizia con chi ci è seduto accanto.
Innanzitutto è l’applicazione della
parola di Gesù che diceva: ‘prima di
andare alla preghiera riconciliati con
il tuo avversario’. E’
quindi un gesto di riconciliazione con chi siede accanto: chiedendo perdono e
donando il perdono.
E’ anche il gesto profetico di chi
vuole costruire la pace.
Ecco che vivere il momento della
‘comunione’ vicendevole ci mette nell’atteggiamento di chi, questa comunione la
vuole costruire a cominciare da adesso.
Noi viviamo in modo attivo, da veri costruttori di pace, di comunione di unità.
Anche qui
attenzione: vari gesti con baci e abbracci o simboliche convenzionali …
attenzione! Se ci distinguono vuol dire che dividono. Questo non è il momento
in cui distinguersi, quanto piuttosto unire. Dovremmo essere pronti a un gesto semplice e chiaro, comprensibile,
uguale e sincero verso chiunque ci sta accanto. Profezia di pace
RICEVERE IL
CORPO DI CRISTO
Questa grande esperienza di unità
tra noi con Dio ha un suo culmine nel ricevere
il corpo di Cristo. Dobbiamo ricordare che la Messa, per essere valida e
completa, non prevede che sempre si
riceva fisicamente l’ Ostia Consacrata, cioè l’ Eucaristia. Chi è in
peccato mortale e non si è confessato non deve accostarsi a ricevere l’ Ostia
Consacrata. Questo non vuole dire che la sua Messa non sia valida e inutile. La
‘grazia unitiva’ tra noi e Dio, è
presente in molti modi. Già papa Benedetto
XVI diceva con forza che esiste, proprio per chi in qualche modo non può
fisicamente ricevere l’ Ostia, la
‘comunione spirituale’ ‘ o ‘comunione di desiderio’. Anzi diceva che essa è
la vera essenza del sacramento. E’
il valore del cuore che arde dal
desiderio unitivo e amoroso con Cristo. Questo sarebbe la condizione base
per tutti, affinchè non sia ‘profanato’ il corpo di Cristo da atti troppo
abitudinari o superficiali.
Quindi sono molto importanti per
tutti le parole recitate come espressione del desiderio unitivo con Cristo: ‘ Agnello
di Dio abbi pietà di noi, Agnello
di Dio dona a noi la pace’. Nel momento della comunione ‘con l’ Ostia’ o
solo ‘spirituale’ noi viviamo anche l’unità con Gesù stesso. Chi lo riceve
fisicamente si presenta a rivererlo in bocca per rispetto oppure tenenedo le
mani come ‘un trono’ o come portando
una piccola perla preziosa. Egli è il nostro
grande Re !
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10/03/2019 |
CAPIRE PREGARE VIVERE LA MESSA
LA LITURGIA EUCARISTICA
Commentiamo la parte
centrale della Messa. Essendo al centro è un po’ come il cuore della Messa. E’
il momento che rievoca e riattualizza (‘fa
memoriale’) il gesto di Gesù dell’ Ultima Cena. E’ il momento in cui Gesù entra
nel segno del pane e del vino rendendo presente il Suo Corpo e il Suo Sangue.
“NESSUNO HA UN AMORE PIU’ GRANDE DI QUESTO DARE LA VITA PER I PROPRI
AMICI”
La categoria di amico ci dice il tipo di relazione che
possiamo vivere in questo momento della messa.
Se ogni messa vuore farci vivere una preghiera nella
relazione con Dio vivo, ora è una relazione di tipo amicale
NB potremmo anche vedere che nella messa si sviluppa il
percorso di fede della vita: l’inizio era un po’ come la nascita, la liturgia
della Parola era un po’ come il Battesimo, qui è un po’ come quando abbiamo
vissuto la Prima Comunione… sentire Gesù vicino come un amico.
LA CARATTERISTICA DEGLI
AMICI E’ LO SCAMBIO, IL REGALO
Nell’amicizia ci si scambiano regali…. Senza stare a
misurare chi fa il regalo più grande. Diciamo che l’importante è il pensiero,
il ricordo….
La liturgia eucaristica comincia con l’offertorio, che è
il nostro regalo… la nostra offerta. Doniamo il pane, il vino frutto del nostro
lavoro… ma doniamo anche ‘ i nostri sacrifici’ cioè l’impegno che mettiamo
anche con fatica per fare il bene, i nostri doveri, il vivere le relazioni… In
tutto questo sta l’agire come Lui vuole e per Lui e per il bene di tutti. “Il Signore riceva dalle tue mani, questo
sacrifico a lode e gloria del tuo nome per il bene nsotro e di tutta la tua
santa Chiesa’.
POI C’E’ L’OFFERTA DI CRISTO
Lui dona il Suo Corpo , la sua vita intera spesa per
amore nostro… ‘Questo è il mio corpo
offerto per voi.. questo è il mio sangue offerto per la remissione dei peccati’
Quindi un offerta che diventa ‘sacrificio espiatorio’ e ‘modello
d’amore gratuito’.
NELLA RELAZIONE DI AMICIZIA CI
STA LA RICHIESTA DI AIUTO
Ecco che il tutto finisce con la grande preghiera a
favore dei vivi e dei morti, del papa, dei sacerdoti, famiglie ecc.
AMEN
La preghiera è pronunciata solennemente al ministro
ordinato, ma egli presta le parole all’assemblea che è il vero celebrante nella
Messa. Il popolo di Dio si unisce alle parole del presbitero quando pronuncia,
cantando con partecipazione, il proprio AMEN.
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02/03/2019 |
CAPIRE PREGARE VIVERE LA MESSA
LA LITURGIA DELLA PAROLA
“ chi ascolta le mie parole e le mette in pratica dimora in me e io in
Lui” (Giovanni)
DIO VUOLE COMUNICARE CON NOI
La messa sin dall’inizio ha voluto farci entrare in relazione
con Dio, facendoci sentire amati e accolti poi ha invitato con forza a
rivolgerci a Dio dicendo ‘preghiamo’.
Ora, entrando in quella parte chiamata ‘liturgia della
Parola’, scopriamo che pregare significa ‘DIALOGARE’.
Questo significa innanzitutto che abbiamo a che fare con
un DIO PERSONALE. Il nostro è un Dio che
non è un’entità spirituale immensa o puro pensiero, quanto una Realtà Personale
che vuole comunicare con noi. Egli si è rivelato parlando personalmente, a
uomini come Noè, Abramo, Mosè… e anche con un popolo intero. E’ un Dio che
vuole comunicare perché ha a cuore le sue creature e tra esse l’interlocutore
che è ‘capax dei’, cioè l’uomo. Con noi vuole
stringere un patto di amicizia per la vita.
Questa vicenda è narrata a partire da quella serie di
libri bibilic che condividiamo con altre grande religioni, come l’ Ebraismo e
anche l’ Islam. Per questo noi proponiamo sempre una lettura dell’ AT o PRIMA
ALLENZA . Poi questa vicenda è continuata nei discepoli di Gesù, cioè nella
Chiesa, ed è narrata nei libri del Nuovo
Testamento o NUOVA ALLEANZA. Ecco che come seconda lettura leggiamo sempre un
brano tratto da questi libri.
PREGARE E’ DIALOGARE
Torniamo alla preghiera come dialogo, dicendo che esso è
fatto in due momenti: parole e silenzio, dire e ascoltare. Forse noi siamo
abituati nella preghiera a cominciare con il parlare, chiedere, recitare….
Invece sin dalle prime esperienze religiose lo stare davanti a questo Dio Persona
significava prima di tutto ASCOLTARE. NB il credo ebraico che inizia con ‘ Shemà
Israel’ (Deuteronomio) ripreso poi anche da Gesù quando chiede il comandamento
più grande (cfr vangelo di Marco).
Al momento delle ‘letture’ la liturgia ci invita a
metterci a sedere proprio perché è la dell’alunno, del discepolo che vuole ascoltare
per imparare. Noi ci mettiamo in ascolto pronti a fare nostre le Parole delle
Sacre Scritture nelle quali scopriremo la Parola di Dio per noi.
IL CENTRO: LA PERSONA DI
GESU’
Al centro di questo ascolto oggi sta la PERSONA STESSA DI
GESÙ. Esso ci viene presentato soprattutto nella lettura dei Vangeli. Vista l’
importanza di questa comunicazione ci alziamo in piedi. Come dice san Giovanni
nel prologo: Gesù è la Parola di Dio incarnata, cioè fattasi udibile in parole
e anche visibile in gesti e azioni. Ascoltare i Vangeli è cercare di UDIRE con
le orecchie, ma anche VEDERE con gli occhi e SENTIRE col cuore cioè cogliere
tutto della sua persona.
CHI È LUI? COSA DICE A NOI? E’ la scoperta di quella che
gli atti chiamano semplicemente ‘ LA VIA’ o ‘ PAROLA DI VITA’, cioè indicazioni
per la nostra felicità incamminati verso la vita.
In tutto questo lo studio della Scrittura non basta
occorre la SPIEGAZIONE CHE LA CHIESA, sua fedele sposa. Lei è la sposa che può
parlare autorevolmente di Cristo e lo fa ufficialmente attraverso dei
sacerdoti. Ecco che diventa fondamentale la spiegazione che domenica dopo
domenica il presbitero offre alla comunità. Lui ha ricevuto questo mandato e
deve farlo
INFINE LA NOSTRA RISPOSTA
Dicevamo che la preghiera è un dialogo di ascolto e
risposta. Spesso ci accorgiamo di vivere questa alternanza in varie parti della
Messa in cui il sacerdote parla e noi
rispondiamo. Come si risponde in questo momento? Con l’ ATTO DI FEDE cioè il
CREDO e CON UNA PREGHIERA COMUNITARIA o dei FEDELI. Sono le parole che nascono
dal nostro cuore che crede (il credo) e che si affida fiducioso nella mani di
Dio (preghiera dei fedeli). Sarebbe importantissimo che queste preghiere
fossero scritte dai fedeli.
“ chi ascolta le mie parole e le mette in pratica dimora in me e io in
Lui” (Giovanni)
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25/02/2019 |
CAPIRE PREGARE VIVERE LA MESSA
I RITI D’ INGRESSO
METTERSI ALLA PRESENZA DI DIO
Quando comincia la
Messa? Non so se è una domanda interessante. Una volta però ci si chiedeva
da quale momento fosse ‘valida’ per poter assolvere il precetto. Allora le
risposte erano….
Ma a noi questo
non interessa perché oggi ci appare un discorso strano come dire: ‘ a che punto
posso entrare in sala e vedere un film per capirlo e gustarlo?’ Non esiste
questa domanda, è ovvio che si cerca di arrivare dall’inizio, o meglio anche un
po’ prima!!!!
Vorrei invece dire che all’inizio di una Messa è
importante entrare nel clima della preghiera e mettersi alla presenza di Dio. Per questo è importante che
all’inizio della Messa in chiesa ci sia il SILENZIO o LA RECITA DEL ROSARIO per
entrare in un clima in raccoglimento . Chiederò sempre di più questo modo di
fare.
Da parte sua la Liturgia comunque ci pone tre modi: il
canto d’inizio, il segno di croce, il saluto. Questi gesti indicano il clima di fondo della celebrazione:
-
il canto per
indicare la GIOIA
-
il segno della
croce per indicare la FEDE in Dio Trinità
-
il saluto per SENTIRSI
AMATI E ACCOLTI.
ATTO PENITENZIALE
A catechismo ci dicevano che bastava ‘dire l’atto di
dolore’ e poi, pur con certi peccati, si poteva fare la Comunione. Ecco questo
è vero, infatti nella Messa ci viene
proposto subito un atto di riconciliazione con Dio e con i fratelli, prima di
iniziare ogni preghiera. Gesù infatti aveva detto: ‘prima di andare a portare la tua offerta sull’altare mettiti d’accordo
con il tuo avversario e fai pace con Lui’.
Riconoscere i propri peccati con le parole ‘ Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli…’e
anche l’invocazione ‘Signore Pietà’
ci ricorda che siamo piccoli, peccatori, fragili e allo stesso tempo abbiamo fiducia in Colui che è il bravo medico: ‘ Signore io credo in te, tu puoi guarirmi’
dicevano i malati a Gesù Cristo.
NB questo vale per i peccati lievi, ma per quelli gravi
no, per questi occorre la ‘confessione
sacramentale’. In ogni caso la Chiesa ci dice di confessarsi sacramentalmente
almeno una volta all’anno. Se uno non si confessa da più di un anno non deve accostarsi
alla Comunione Eucaristica per rispetto.
COLLETTA
Con le parole ‘ Preghiamo’
il sacerdote ci invita quindi a esprimere insieme una preghiera di richiesta e pronuncia
le parole. Sono la richiesta di una grazia che la Chiesa sente importanti per tutti
in base ad un tema che verrà trattato nella Messa seguente. Ogni domenica è
trattato nelle letture un tema che rimanda alla vita di Cristo, di Maria o dei
Santi. Trattare questi temi è scoprire una via di felicità per noi, è scoprire
qualcosa che ci rende santi e ci porta in Paradiso.
A questa preghiera comunitaria dal nome ‘colletta’, ciascuno
assocerà in silenzio anche un’intenzione personale.
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