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Sottolineature - Piccolo Catechismo
20/04/2020 |
Da dove
viene la preghiera dell'uomo? Qualunque sia il linguaggio della preghiera
(gesti e parole), è tutto l'uomo che prega. Ma, per indicare il luogo dal quale
sgorga la preghiera, le Scritture parlano talvolta dell'anima o dello spirito,
più spesso del cuore (più di mille volte). E' il cuore che prega. Se esso è
lontano da Dio, l'espressione della preghiera è vana. (cfr CCC 2562)
Nel
Vangelo di Marco c’è un
espressione molto caratteristica e tipica per dire ‘un cuore lontano da Dio’: è l’immagine del ‘cuore indurito’. C’è l’indurimento come rifiuto
totale all’incontro
con Cristo, ma c’è anche
la resistenza dei discepoli. Nel vangelo di Marco, Gesù sembra più preoccupato
della durezza del cuore dei discepoli, che aderiscono alla sua Parola ma non
del tutto. Drammaticamente troviamo che i discepoli hanno il cuore indurito
ancora alla fine del Vangelo davanti alle apparizioni del Risorto! C’è quindi il rischio di
fermarsi nella crescita spirituale, nella conoscenza dell’ Altro, in un cammino di fede
che si deve collegare inevitabilmente con le situazioni di vita ( e non restare
infantile) o il rischio di usare la Parola del Signore, Parola di verità,
adattandola ai propri scopi e bisogni. Infine appare che il contrario del ‘cuore indurito’ sia la tenerezza, ma non
tanto quella sentimentale, ma l’adesione
all’essere di
Dio che è amore tenerezza.
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18/04/2020 |
Nel dialogo con la samaritana al pozzo di Sicar, simbolo dell’ incontro dell’anima con Dio nella preghiera, Gesù riconosce all’ uomo l’importanza dell’atto di domandare. Dice infatti “Tu gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. La nostra preghiera di domanda è però paradossalmente una risposta. Risposta al lamento del Dio vivente espresso dai profeti, come Geremia che dice: “Essi hanno abbandonato me, sorgente d'acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate”, risposta di fede alla promessa gratuita della salvezza, come accordata da Cristo e risposta d'amore alla sete del Figlio unigenito sulla croce.
Credo che ancora in questo articolo del CCC dobbiamo riconoscere che c’è Qualcuno che ci precede, Qualcosa da cui veniamo, un Creatore che ci ama e ha pensato ogni bene per le sue creature. Innanzitutto questo Creatore che è Dio si esprime nel donare il bene, ogni bene per l’uomo. Il suo dono ci supera, ci precede, ci completerà. La prima affermazione del CCC è che la preghiera è un dono, prima che un dovere, una capacità, una conquista, un’acquisizione. E’ un dono. Va colta come dono.
(cfr CCC 2561)
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17/04/2020 |
Gesù incontrando la samaritana al pozzo di Sicar le dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio!” La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso quei ‘pozzi’ dove andiamo a cercare la nostra acqua. Cosa troviamo? Qui accade un fatto per noi incredibile: è Cristo che viene ad incontrare ogni essere umano; è Lui che ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete di una sete particolare: ha sete di noi! La sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o no, la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dirà Sant'Agostino che‘Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui”.
Ci siamo abituati a credere che tutto nasce e si genera nel momento in cui noi pensiamo o sentiamo una cosa. Il Catechismo ci ricorda invece che c’è qualcosa che ci precede. Questo qualcosa è Qualcuno, è Dio stesso. Il nostro desiderio di un incontro importante, attraverso la preghiera, è segno come una nostalgia, verso quel Qualcuno che era prima di noi e che già ci stava aspettando. La preghiera potrebbe esprimersi nella sensazione di un ‘vuoto’ nel nostro spirito. E’ però un vuoto che rimanda ad una presenza, attesa e desiderata in qualche modo. (cfr CCC 2560)
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16/04/2020 |
Scrivevano grandi teologi quali San Giovanni Damasceno e san Tommaso d’Aquino che “la preghiera è l'elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio di beni convenienti”. Ma da dove noi partiamo per pregare? Dall'altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà o “dal profondo” di un cuore umile e contrito? E' colui che si umilia ad essere esaltato, come presenta Gesù nella parabola/storia del fariseo e del pubblicano al tempio. E’ quest’ultimo, mentre si batte il petto dicendo ‘O Dio abbi pietà di me peccatore’ che otterrà la giustificazione. L' umiltà è quindi il fondamento della preghiera. “Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” scrive san Paolo. L'umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera.
Umiltà è quindi intesa come riconoscere il nostro essere creatura umana, fatta di un limite costituzionale, ma aperta, nel desiderio, verso orizzonti infiniti. Questo desiderio mette in movimento e in ricerca lo spirito umano. “L'uomo è un mendicante di Dio” (Sant'Agostino, Sermones) è l’affermazione finale di questo articolo che definisce la virtù dell’ umiltà nello spirito.
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15/04/2020 |
“Grande è il Mistero della fede” proclama il Catechismo
della Chiesa Cattolica (CCC) provando
poi a comporlo in unità. Afferma che la Chiesa lo professa nel Simbolo degli
Apostoli (parte prima del CCC) e lo celebra nella Liturgia sacramentale (parte
seconda del CCC), affinché la vita dei fedeli sia conformata a Cristo nello
Spirito Santo a gloria di Dio Padre (parte terza del CCC). Questo Mistero
richiede soprattutto che i fedeli vi credano, lo celebrino e ne vivano in una relazione viva e personale con il Dio vivo
e vero. Tale relazione è la preghiera.
C’è un
qualcosa che lega noi, l’uomo, con Dio. Prima di essere un pensare credente, un celebrare
dei riti un compiere tante singole
azioni buone, è definito come una ‘ relazione viva e personale’. Anima di
questa relazione è la preghiera.
Capiamo allora che questa preghiera non è tanto una singola azione o insieme di
parole o sentimenti del cuore. E’ l’espressione del nostro legame con il Divino. Quindi viene prima ‘la preghiera’ rispetto a
‘le preghiere’e ‘la preghiera’ sta alla base del credere-celebrare-agire.
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