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Pillola sulla LITURGIA /2
13/05/2020

Buongiorno a tutti, oggi percorriamo la seconda tappa del nostro cammino a partire dalla domanda:

Cosa vuol dire la parola Liturgia? (Matias Augé, LITURGIA, ed. san Paolo, 1992).

Qualche cenno storico. Liturgia, dal greco “opera per il popolo”, indicava “un servizio per il bene comune”, ma verso il II sec. a. C. comincia ad indicare anche il culto.

L’AT con questo vocabolo designa il culto giudaico pubblico e ufficiale, ma non quello reso dal popolo. Nel NT la parola liturgia, applicata alla vita cristiana, indica il “culto spirituale” (Rm 15,16; Fil 2,17). Ben presto nei primi secoli del cristianesimo il vocabolo viene utilizzato per indicare il culto del popolo cristiano in genere e la celebrazione eucaristica in particolare. Ma nell’Occidente cristiano il termine verrà poco utilizzato preferendone altri come ufficio, rito, celebrazione.

La parola Liturgia riapparirà solo nel XVI sec.

Leggevamo domenica scorsa,nella prima lettera di Pietro: “anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2,5).

Siamo quindi tutti chiamati, in quanto battezzati, ad esercitare il sacerdozio, non quello ministeriale proprio del sacerdote, unto nel Sacramento dell’Ordine, ma quell’azione sacerdotale nei confronti del mondo, ciascuno nel proprio stato di vita e nel suo quotidiano. Così la nostra esistenza di battezzati nel mondo, guidati dal soffio dello Spirito Santo come si legge negli Atti degli Apostoli, diventa un vero culto spirituale. Gesù ha consegnato la sua vita ai discepoli perché ne facciano memoria nel rito (ha detto: “Fate questo in memoria di me”) e anche nella propria esistenza (“prendete e mangiate”): RITO e VITA nella Liturgia sono inseparabili. Il fatto che la nostra vita, come cristiani, sia trasformata in offerta gradita a Dio e servizio ai fratelli è possibile grazie alla morte e risurrezione di Cristo e questa dipendenza da Cristo si traduce concretamente nei Sacramenti e specialmente nell’Eucaristia. La celebrazione della liturgia, in cui tutto il popolo di Dio è chiamato a CELEBRARE, costituisce il “tempo favorevole” della salvezza, cioè quel tempo di grazia nel quale la salvezza realizzata una volta per sempre da Gesù, è riattualizzata per noi nell’oggi.

Allo stesso tempo la liturgia terrena ci fa pregustare qualcosa del cielo, perché si realizza sulla terra, attraverso la liturgia, quella comunione con gli abitanti della Gerusalemme celeste verso la quale camminiamo come pellegrini (SC8).

 
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