Buongiorno a tutti, oggi, in questa nostra terza tappa, daremo
un’occhiata ad una delle “dimensioni fondamentali della liturgia”: il tempo.
Alla domanda “come definirebbe la liturgia?” fatta circa 30
anni fa al padre domenicano André Gouzes, nostro contemporaneo, che ha fatto
della liturgia la sua vita, lui rispondeva:
“Vorrei dare una definizione del tutto personale e generale
della liturgia e dire che essa è il dono, fatto da Dio all’umanità, della Sua
presenza. Questa presenza viene verso di noi attraverso la proclamazione della
Parola e mediante il segno della Chiesa, cioè di quanti sono riuniti nell’amore
per accogliere la presenza di Cristo attraverso i Sacramenti” … “La liturgia è,
in fondo, il gesto naturale della fede” (da Sources Vives, n. 25, aprile 1989,
pubblicazione delle Fraternità monastiche di Gerusalemme).
Ma nel nostro oggi, come si traduce tutto questo?
Cominciamo con il parlare del TEMPO.
Da quando è iniziato il tempo, cioè dal primo giorno della
creazione è chiaro che Dio è il Signore del tempo. Nel vangelo di Matteo, nel
cosiddetto “discorso della montagna” (Mt 6) leggiamo: “Non preoccupatevi dunque
dicendo: “che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?... il Padre
vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Non preoccupatevi dunque del
domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso”. Queste raccomandazioni
di Gesù ci richiedono un “respiro ampio”, un invito ad una nuova gestione del
tempo, mettendo da parte quell’agitazione che ci toglie il respiro (come ne
abbiamo forse fatto l’esperienza in questi ultimi due mesi, assaporando che il “respiro ampio” è più umano e quindi, per il
principio dell’Incarnazione, più divino). La liturgia, giorno dopo giorno,
domenica dopo domenica, anno dopo anno, vuole comunicare questa esperienza del
tempo: esperienza del tempo della vita come tempo donato che si possiede solo
nell’istante, perché nell’istante successivo, quello precedente è già svanito.
Il passato come tempo donato e vissuto, come tempo di salvezza, non è mai
perso, in quanto opera ancora nel presente e apre uno spazio futuro alla
speranza. La componente del tempo è particolarmente rilevante nella
celebrazione dell’Anno liturgico che è essenzialmente
celebrazione e attuazione del mistero di Cristo nel tempo. Perciò l’Anno
liturgico non può essere ridotto a un semplice calendario di celebrazioni
religiose. Per noi cristiani il mistero pasquale di Gesù forma il centro del
tempo liturgico: sia della preghiera quotidiana personale, sia della domenica
Pasqua della settimana, sia del ciclo annuale. E ogni Anno liturgico è nuovo,
perché la fede del singolo credente e della comunità cristiana cresce in
ampiezza, larghezza, lunghezza e profondità, anno dopo anno e insieme, come
comunità di credenti, ci avviciniamo sempre più a quella pienezza di vita
eterna che non avrà mai fine.
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