Buongiorno a
tutti, oggi è il nostro ultimo appuntamento della settimana. Ho pensato di
introdurvi in estrema sintesi al LINGUAGGIO della Liturgia.
Sorella
Jeanne-Marie, la prossima settimana, ne approfondirà alcuni aspetti.
Ogni
linguaggio, come sappiamo, è caratterizzato da vari elementi: generalmente si
parla di linguaggio verbale, non verbale e paraverbale. Variabile è anche il
registro del linguaggio che usiamo: non parliamo nello stesso modo a tavola in
famiglia, o a un incontro di lavoro oppure quando giochiamo a carte con gli
amici.
La Liturgia
ha il suo linguaggio: Dio si è rivelato e comunicato con la sua Parola e con
tutta una serie di Segni per chiamare gli uomini alla fede e unirli a sé in
un’Alleanza eterna. Nella Rivelazione di Dio, l’evento e la parola che lo
interpreta stanno in rapporto intimo tra loro, tanto da perdere di senso se
venissero separati. Perciò il linguaggio della Liturgia, fatto di RITI, SEGNI e
SIMBOLI, permette al singolo uomo e alla comunità cristiana, di entrare
realmente in contatto, in comunione vitale e non solo a livello di nozioni e di
idee, con il Mistero della Salvezza!
Vi invito a
cercare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che potete leggere gratuitamente
on-line, il significato dei termini “rito, segno, simbolo” e sulla versione
cartacea di questa mia chiacchierata troverete anche il riferimento ad una
pagina web intitolata LITURGIA E COMUNICAZIONE, per chi volesse approfondire.
Prima di
salutarvi desidero parlarvi di due elementi essenziali di questo linguaggio
liturgico: il Silenzio e la Bellezza.
Anche il
Silenzio è Liturgia: io taccio davanti a Dio per aprirmi all’ascolto di Lui che
mi parla e questo semplice movimento mi mette in relazione con Dio, mi fa stare
alla sua Presenza, mi permette di accogliere quella Parola , quel simbolo, quel
rito che il Signore ha preparato proprio per me in quella liturgia.
La Bellezza:
la bellezza eleva e raduna. Eleva verso Dio e raduna gli uomini tra di loro. La
bellezza si rivolge all’essere nella sua interezza: tocca il corpo, con tutte
le sue facoltà sensoriali, tocca il cuore profondo dove Dio ha deposto la sua
scintilla, tocca l’anima e lo spirito. La bellezza esprime la comunione tra
l’interiorità e l’esteriorità, tra il visibile e l’invisibile. La bellezza dà
conforto, dà slancio, pacifica e fa fiorire la vita. La Bellezza rivela Dio,
conduce a Dio, esprime Dio, traduce il Mistero di Dio per mezzo del quale “tutto
è stato fatto e senza di lui nulla è stato
fatto di ciò che esiste”(Gv 1,3) e questo ci dice che tutto, anche ciò che non ha più
bellezza, può diventare di nuovo bello perché Dio solo è bello e lui solo può
far nuove tutte le cose (Ap 21,5) !
https://www.lacomunicazione.it/voce/liturgia-e-comunicazione/
Matias Augé, LITURGIA, ED. San Paolo (1992)
Sources Vives 29,
pg. 18-19 (FMJ), dicembre 1989, fr. Pierre-Marie Delfieux
|