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Notizie sui Frati Cappuccini di Modigliana
28/09/2020

Notizie sui Frati Cappuccini di Modigliana

Il Convento                                    

La collina del Castellaro, nel corso dei secoli, ha annoverato vari insediamenti quali:

- quello celtico dei Galli Boi, molto probabilmente sui resti di precedente di origine Etrusca. Lo storico romano Tito Livio ne parla nella sua Historia Libris  XXXI cap. III, raccontando le disfatte dei Romani con i Boi del 200, del 195 a.C. e la loro rivincita nel 168 a.C. quando rasero al suolo l'insediamento. Nel 90 a.C. l'insediamento viene ricostruito dal Console Caio Papio col nome di  Castrum Mutilum per insediarvi i 3000 uomini inviati da Roma a “colonizzare” gli indigeni rimasti trasformandoli nei così detti Galli Togati.

            - l'insediamento che lo storico faentino Tolosano ricorda col nome di Castello del Piano da Monte i cui abitanti, fra il 1166 e l'88, si ribellano al conte Guido VII° (Guerra III°), che imponeva loro di abbandonare il loro insediamento e di trasferirsi nella zona della rocca. Al che il Conte li mise sotto  assedio per 5 settimane. Alla resa gli assediati si spostano presso S. Donato e la loro incolumità è garantita dai Faentini, ed il Conte rade al suolo il castello del Plano da Monte.

            - Alla base della collina del Castellaro, nell'attuale p.za C. Battisti, c’era un tempio romano dedicato ad Apollo che, fra il 46 ed il 75, S. Apollinare trasformò nella chiesa Protocristiana di S. Giovanni Battista. Dopo la costruzione della Pieve di S. Stefano, nel 410, proprio di fronte alla piccola chiesetta, questa assunse le funzioni di Battistero fino all'ottobre del 1571. Fu demolita nel 1697 per fare spazio al cimitero. 

- Ai piedi della collina, sulle sponde dell'Acerreta, un Convento di Monaci Benedettini, con la chiesa di S. Donato, (demolita verso la metà del sec. XVIII°), presso cui sostò S. Pier Damiano nei sui viaggi da e per l’Eremo di Gamogna, fra il 1053 e 1055, vi sono  due mulini ed il ponte sull’Acerreta per l'accesso alle zone di Agnano e di Tussino.

             Questo per inquadrare l'area dove viene fondato il Convento dei Cappuccini

- Fondazione: 

            Previa richiesta dei modiglianesi, il consenso dell’Ordine  e del P. Superiore della Provincia di Bologna, vennero a Modigliana i PP. Francesco Visani da Fognano, e Bernardino Piazza da Modigliana, e detta la Predica ed il Vespro nella Pieve, il giorno 11 novembre 1561 alle ore 22, di martedì, presa la Croce sulle spalle e con solenne Processione la portarono al Castellaro, ove la piantarono con grande solennità,  mutarono il nome al luogo, chiamandolo Monte Sion, e gettarono pure la prima pietra per i fondamenti della Chiesa, dedicata alla Madonna della Pace. 

            Con le elargizioni delle fam. Ravagli e Piazza, in poco tempo, secondo la povera forma Cappuccina, sorge il Convento con 18 celle e la Chiesa con un solo altare, ed al centro un piccolo chiostro appoggiato su un lato della stessa.  L’edificio della chiesa eretto attorno al 1562, era piccolo e disadorno, coperto da una tettoia a cavalletti.  Viene rifatta nelle dimensioni attuali nel 1624, a spese del gentiluomo Giuseppe Fornaci, del Cav. Giulio Piazza e della Contessa Severoli.  Anni dopo nelle paraste dell'arco trionfale furono ricavate due piccole nicchie, dove furono poste le piccole statue in stucco e calce di Santa Francescana e nel lato opposto di  Santo Cappuccino ambedue opere di anonimo del XVIII° sec.

            L'altar maggiore fu dotato della maestosa struttura in legno di noce patinato bruno alla cappuccina  opera di notevole interesse di artigiano ignoto degli inizi del XVIII° sec.

 La Pala d’altare, olio su tela del fiorentino Francesco Curradi databile intorno al 1624. rappresenta “Sposalizio della Vergine “ con i Santi Francesco d'Assisi e Chiara.

 

La devozione particolare dei nostri Cappuccini è rivolta alle RELIQUIE dei Santi.

Ce n'erano a profusione dappertutto; sopra, sotto ed intorno a tutti gli altari, e le nicchie, nascoste dalle pale d'altare, ne erano piene.

Nella controfacciata ai lati della porta principale d’ingresso, vi sono due lapidi poste in essere nel 1708 che elencano le principali reliquie presenti in questa chiesa.  Su quella posta sul lato sinistro entrando, c’è la lista delle 53 reliquie donate alla cappella da Padre Costantino Lotti di Modigliana nel 1598, di ritorno dalla battaglia di Lepanto (1571), dove era stato inviato come confessore da Pio V. Queste erano poste nei reliquiari ai lati dell'Altar maggiore.

In quella sul lato destro invece l’elenco delle 63 reliquie donate alla cappella dai Frati Facchini e Bruni nel 1638.          Un’altra copiosa raccolta di reliquie fu donata a questa  Chiesa nel 1817 dal Dott. Traversari-Violani, Questa fu collocata nell’altare di San Felice in sostituzione di quelle trafugate dai francesi. Successivamente furono reclamate dalla famiglia Papiani di Modigliana, che ne era proprietaria,  che le regalò al Priore della Pieve.

 

Testo della lapide a sinistra entrando dalla porta principale della chiesa:

            « NOMI DELLE RELIQVIE DELL’ALTAR MAG. DATE / A Q.A CHIESA DAL P. COSTANTINO / LOTTI / DA MODIGLIANA CAP.  MDXCVIII / LEGNO DI S. CROCE / SPINA DI N. S.  /  VESTE DELLE B. V. /  VELLO (Velo) DELLA B.V. / S. PIETRO AP. / CAPELLI DI S. GIO. AP. / S. GIACOMO MAGG. AP. /  S. GIACOMO MINORE AP. / S. TOMASO AP. /  S. BARTOLOMEO AP. / S. ANDREA AP. / S. MATTEO AP. / S. SIMONE AP. /  S. MARCO EV. / S. STEFANO M. /  S. PIETRO M. / S. APOLLINARE M. / CORDA HAB. DEL P. S. FRANCESCO / S. STEFANO P. M. /S. COSTANTINO M. / SS. VINCENZO ANASTASIO M. / S. MASSIMO VESC. / SS. INNOCENTI  /  S. MAVRO VESC. / S. MARCELLO CONF. / S. ANTONIO ABB. / S. MACARIO ABB. / S. ADRIANO M.  / S. VINCENZO M. / S. BLASIO VESC. M. /  S. LORENZO M. / S. GREGORIO M.  /  S. ROCCHO CONF.  /  S. CASSIANO  VESC. / SS. MM. DEI TRE FONTI / S. GILBERTO M. / S. BARBATIANO M. / S. COSTANZO M. /  S. MARIA MADDALENA  /  S. ELISABETTA /  S. CECILIA V. M. /  S. AGNESE V. M. /  S. POTENTIANA V. /  S. CATTERINA V. M. / S. ORSOLA V. M. /  S. HELENA / S. APOLLONIA V. M. /  S. SVSANNA /  S. BEATRICE /  S. XIMILLA  /  OSSA DEI MM. DI RAV.A /  DIVERSI  SS. MM. CONF E VERG. //  »

 

RELIQUIE  DI S. APOLLONIA

Tra il 248 ed il 249 in Alessandria d'Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani. Apollonia, un'anziana donna cristiana nubile, che aveva aiutato i cristiani e fatto opera di apostolato, venne catturata con gli altri e venne percossa e, secondo la tradizione popolare, le furono divelti i denti con le tenaglie. Temendo che le venisse violata la castità con lo stupro o che ulteriori torture prima del rogo si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì, 

 Papa Pio VI, (il Papa Gianangelo BRASCHI di Cesena  pontefice dal 1775 al 1799)  volendo mettere ordine nel culto delle reliquie, cominciò col far raccogliere in tutta Italia i denti di Santa Apollonia. Ne fu riempito uno scrigno di tre chili, che fu svuotato sdegnosamente nel Tevere.

Testo della lapide a destra entrando dalla porta principale della chiesa:

            «L’ANNO 1638 FVRONO PORTATE QVESTE REL./  LEGNO DELLA SANTA † / PANE DELLA CENA / CAPEGLI DELLA B.V. / S. GIO:BATTA. / S. PAOLO AP. / CORPO DI S. DONATO M. / UN CORPO DELLA LEG.E TEB.A*** / S. CORNELIO P.P.M. / S. BARTOLOMEO M. /  S. GENNARO VES. M. /S. BONIFACIO M. /  S. LVCIO M. /  S. ELIA M. / S. PIERCRISOLOGO VES. /S. CARLO BORROMEO VES. /S. MARTINO VES. / S. GIVLIO M. / S. ANTI.CO M. / S. FILIPPO NERI / S. BENEDETTO M. / S. DEODATO ABB. / S. MAVRIZIO M. / S. MASSIMO M. / S. PLACIDO M. / S. FELICE M. / S. BONO M. / S. SATVRNINO M. / S. FELICISSIMO M. / S. SECONDO VES. M. / S. GIVLIANO M. / S. DOMENICO M. / S. FORTVNATO M. / S. SEVERO M. / S. PROTO M. / S. ROMANO M. / S. ALESSANDRO M. / S. GIVSTINO M. / S. SISINO M. / S. GELLO M. / S. ISIDORO M. / S. BIBIANA V.M. / DENTE DI S. PVD.NA / S. ANASTASIA V.M. /  S. EVFEMIA V.M. / S. EVLALIA V.M. / S. COSTANZA V.M. / S. GIVLIA M. / S. GIVSTA M. / S. ROSALIA M. /  S. SAVINA V.M. / S. SIMPLICIA V.M. / S. TEODOSIA V.M. / S. ROSALEA M. / COMP.E DI S. ORSOLA / S. CRISTINA V.M. / S. DEODATO M. /  S. GENESIO M. / S. AVDIFACE M..»

***  LEGIONE TEBANA  Si narra per la prima volta il martirio della legione tebana, costituita da soldati di fede cristiana reclutati, nel 300 ca., nella regione egiziana della Tebaide. I legionari si sarebbero rifiutati di partecipare alla persecuzione dei cristiani e a un culto pagano.

Ma tornando alla storia del Convento, successivi aiuti e lasciti, delle solite facoltose famiglie, contribuirono ad ampliare l’insediamento originale, portando il numero delle celle del Convento da 18 a 24 e dotandolo di orto e parco. Il Cav. Piazza inoltre, nel 1641, vi portò l'acqua corrente proveniente da una sorgente nel podere Brola di sua proprietà. Nel ‘700 il Granduca mandava i fontanieri del giardino di Boboli a riparare e a far manutenzione alle canalizzazioni e alla bella fontana che si trovava nel cortile d’accesso posteriore.  Nel '700 Giuseppe Fornaci volle anche aggiungere alla chiesa due Cappelle laterali.

 

Una, inizialmente, era intitolata al Serafico Francesco ma molti anni dopo fu ridedicata a S. Felice da Cantalice L'ancona in legno di noce patina bruno alla cappuccina d’ignoto artigiano dell’inizio del sec. XVIII°, fa da cornice ad una pala d’altare con l'immagine iconografica del Santo, attribuita ad  Ignazio STERN, bavarese  (1679-1748).

 

Fra questa cappella e quella di S. Antonio, nel 1754 fu eretta una terza Cappella. (Ora scomparsa per far posto alla sala multimediale del Terz’Ordine Francescano).  Anticamente era l’altare dei Santi Cappuccini.  Successivamente divenne dell’Immacolata. Anche in questo altare, coperte da teli dipinti, si veneravano molte reliquie di Santi, disposte intorno alla nicchia ed ai lati dell’altare.

Sotto la mensa alla base del nicchione ricavato nel corpo dell'altare, c'era un'apertura attraverso la quale, dal 1755, venivano calate le salme dei confratelli defunti nella sottostante cappella mortuaria, per la deposizione dei cadaveri in apposito pozzo a mummificare per poi esporli negli archisoli del locale chiamato Catacombe.

 

Cappella di S. Antonio da Padova

L’ancona di ignoto artigiano del XVII° sec., incornicia la pala d’altare del Santo  di Scuola di Carlo Cignani. (Bologna 15/05/1628 – Fo 06/09/1719

Detta tela, scendendo nel sotterraneo, permetteva la vista e l'accesso ad una grande nicchia contenente 8 busti e 4 bracci reliquiari attualmente conservati nell'Appartamento Storico dei Vescovi di Modigliana.

Cappella a forma di grotta  che si apre sulla strada d'accesso alla chiesa.

E’ senz’altro antecedente alla ristrutturazione del 1754. Contiene un gruppo in gesso a grandezza naturale, ormai scolorito dal tempo, e che rappresenta: San Francesco che addita, a chi passa, lo scena straziante di una Maria Madre adolescente, con in grembo il corpo del Figlio deposto dalla croce.  Sulla sinistra, un putto, con in mano la lancia che trafisse il costato di Cristo ed ai suoi piedi, inciso, il passo di Geremia :                                                                        

O  genti che passate sulla via  fermatevi e guardate se può esistere un dolore simile al mio.

 

Il disastroso terremoto del 1688 arrecò gravi danni al Convento e parte del tetto della chiesetta crollò.  Ci furono gravi danni a cose e persone il 28 ottobre del 1725, per uno sciame sismico che durò 12 interminabili giorni. I Frati organizzarono la processione con il Crocifisso Miracoloso ed i modiglianesi parteciparono battendosi con chiavi, sassi, rami spinosi che trovavano per strada, fino a raggiungere la Madonna del Cantone per implorare la cessazione del flagello.

Il 4 aprile del 1781, altro terremoto, che fu quasi sterminio a Faenza e Brisighella, a Modigliana invece, procurò i maggiori danni alla Roccaccia, al Convento dei Cappucci, (crollo del camino della cucina) Palazzo Pretorio ecc.

 

L'ultimo restauro antico del Complesso dei Cappuccini è avvenuto, per la generosità della fam. Ravagli, nel 1797 mentre negli anni '70 del '900, ha avuto luogo la ristrutturazione per cambio di destinazione d'uso subito dopo la partenza dell’ultimo cappuccino e l’acquisizione dell’edificio da parte dell’Accademia degli Incamminati.

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La chiesa ed il Convento erano luoghi di aggregazione molto frequentati, data la benevolenza che godevano i Cappuccini a Modigliana.  Nel corso dell’anno vi si celebravano feste e funzioni con grande concorso di popolo.  Memorabile e solenne fu quella celebrata l’8 ottobre 1769, in onore di San Serafino da Monte Granaro e del Beato Bernardo da Corleone. “….Basti dire che intervenne perfino una parte della nobiltà faentina, attrattavi dal desiderio di godere della scelta musical-vocale e strumentale eseguita dai più rinomati maestri di Romagna di quel tempo; tra i quali Sebastiano Folicardi da Bagnacavallo, Soprano già nella corte reale di Brunsvick ed il celebre Campagnoli di Cento, che si distinse nella parte strumentale”. La festa si articolò su quattro interi giorni fra messe, panegirici e processioni dalle varie chiese del paese fino alla chiesetta dei Frati, fra canti, strepiti di trombe e corni da caccia, mortaretti e fuochi d’artificio perfino dagli spalti della Roccaccia. Per la stessa occasione gli Accademici Incamminati tennero una bellissima e dotta tornata accademica con intrattenimenti letterari e musicali. 

            Così come il popolo partecipava alle feste dei Cappuccini questi partecipavano agli avvenimenti fausti o infausti della città.  Questo fino al 1784 quando, cioè, i Frati romagnoli furono barbaramente cacciati per una meschina ragion di Stato e il Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, assegnò il Convento ai Cappuccini della Provincia Toscana che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1810. Vi ritornarono nel giugno del 1815 dopo la restaurazione, ma trovarono un Convento vuoto e devastato, spoglio d’ogni arredo sacro e profano. La famosa biblioteca di oltre 3000 volumi smembrata e dispersa fra vari acquirenti. Una minima parte confluì nella Biblioteca civica modiglianese.

             Al ritorno dei religiosi, nel dicembre del 1815, ripristinate le cose il Convento ripresa la vita di sempre fino alla successiva soppressione decretata, nel 1866, dal Governo Italiano. Il 9 novembre 1866 abitavano il Convento quattro Padri, 4 Fratelli  e 2 garzoni secolari. 

Fra il 10 ed il 16  febbraio del 1867, partirono tutti i religiosi e non vi rientrarono che nel novembre dell'anno dopo. 

            Nel 1871-72 “…essendo le cose religiose d’Italia alquanto più quiete….fu pensato di aprire un Collegetto serafico …nel Convento di Modigliana.….non tanto per l’amenità della sua posizione topografica, quanto per la segregazione da centri più frequentati cui potesse dar nell’occhio…. Vi fu lasciato in pace fino all’anno 1881,….. dopo  di che  fu trasferito altrove”.

            Gli anni passano senza grandi eventi. Il 21 ottobre del 1934 viene inaugurata la grande croce di fronte alla scalinata e le 14 stazioni della Via Crucis fino alla chiesa, per commemorare il XIX° centenario "DELL'UMANO RISCATTO".  

            Negli oltre 400 anni di vita nel Convento sono passati numerosi e degnissimo Padri. Fra questi insigni  studiosi, letterati, storici, pittori, ma anche Venerabili e Beati.  Oltre a questi ricordiamo anche la Terziaria Francescana Ven. Cristina Fanelli e l'altra Terziaria Suor Francesca Maria di Gesù, al secolo Aldomine Navesi, che conduceva le devozioni alla Vergine del Patrocinio nella chiesa di S. Antonio da Padova del Borgo. Morì nel 1762 in concetto di santità.

            Negli anni le attività dei Cappuccini, dato il numero sempre più ridotto dei frati di stanza a monte Sion, si limitarono soprattutto alle celebrazioni con meno splendore delle ricorrenza francescane, nel servizio penitenziale e nel tener viva l'attività del Terz'Ordine Francescano, che si spense fino negli anni '60 per mancanza di adepti. 

            Affidato il Convento a P. Flaviano Laghi nel 1967, fu l'unico ad abitarlo fino al 1971 oltre la data della vendita dell'immobile all'Accademia, avvenuta nel 1970.

 

- Accadimenti straordinari:

1)         Viveva qui nell’anno 1567, cioè 6. anni dopo della fondazione, un Religioso laico di      gran     purità di spirito, il quale postosi dopo il mattutino e meditazione comune in         orazione nella Chiesa, gli parve di udire in Coro alcune soavissime voci, che cantavano;        ed accostatosi alla porta, osservò d’indi un fare gran luce, e che          persone ben ordinate             facevano ivi una melodia celeste, talché altri non potevano essere se non Angeli;            onde ne restò rapito, rinvenuto poscia in sé e desideroso di vedere e conoscere più da vicino quelli celesti Cantori coll’inoltrarsi, sparve in un subito quello splendore, ed           ammutolirono le voci, ed ei non vide più alcuno.

2)         Si trovavano li Religiosi di questo convento l’anno 1584 in gran necessità, perché essendo      caduta copia straordinaria di neve, fu loro chiuso il passo per andare alla cerca   e          procacciarsi il vitto; quando fu udita una voce dal Cielo per le strade di Modigliana, che           diceva:    «O Paesani, Paesani, soccorrete i poveri Cappuccini che muojono di fame.»  Commossi que’ Terrazzani da tal meraviglioso parlare per l’aria, si aprirono la strada per         la neve e solleciti con comestibili si portarono al Convento nel tempo appunto, che que’          poveri Religiosi porgevano suppliche al Signore perché li   provvedesse di vitto, e narrarono             loro la prodigiosa chiamata" –

Questi due casi sono riportati anche dal Magnani a p. 73. delle Vite de’ Beati e Venerabili della Diocesi Faentina.

            A causa della soppressione dal governo italiano, il 10 febb. 1867 partirono tutti i Religiosi e qualche mese dopo  Francesco Mazzotti  (sindaco di quel Convento) lo prese in affitto dal Demanio e vi installo due frati sacerdoti.

            Dopo due giorni che l'abitavano vi fu fatta scoppiare una piccola castagnola (dicesi dal delegato di Pubblica Sicurezza) al fine di avere il pretesto per poter esporre alla Sotto Prefettura di Rocca S. Casciano, che la popolazione di Modigliana non li voleva.

Il che non era  vero; erano contrari solo in 4 o 5 persone.

Il giorno dopo il Delegato  disse che se ne andassero e loro se ne andarono per paura.

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