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Itinerario artistico-spirituale n°2: L'IMMACOLATA CONCEZIONE DEL DUOMO
23/03/2014

ITINERARI  ARTISTICO-SPIRITUALI  MODIGLIANESI  -  (2)

a cura di Enzo Staffa


L’IMMACOLATA CONCEZIONE 

 

Brevi cenni storici

 

Ristrutturazione del Duomo : dal 1756 da parte del Priore Francesco Saverio

                        Violani  terminata dal nipote Giacomo Filippo Traversari nel 1798

 

PALA D’ALTAR MAGGIORE:  del 1785 dipinta da Paolo Cignani nipote del famoso Carlo.

 

TRANSETTO : Ancona ed altare opera del fiorentino Gaetano Pellucci Bini

  che li terminò nell’ottobre del 1798.

 

PALA : Olio su tela 180 x 250 dipinta fra il 1785 – 95 attribuita

               tradizionalmente a : Giuseppe Baccherini

   Scheda Soprintendenza : Ignoto Romagnolo del XVIII sec.

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Il pittore è citato:  V. Beccatini : “La Pieve Collegiata di S. Stefano P.M. 1744-1806

Ravennatensia XIII – Atti del Convegno di Faenza e Cesena (1985-86) – Cesena 1991 –

pag. 89 : “1780, 17 novembre il pittore Francesco Grassi – capitato a Modigliana diede inizio alle 4 tele [...] terminate dal pittore modiglianese Giuseppe BACCHERINI, furono collocate negli squadri delle 4 pilastrate sopra i nicchi delle statue.”

pag.90 : “…e del quadro dell’Immacolata all’altare del SS.mo opera del pittore Giuseppe BACCHERINI

-  L’altare del SS.mo e l’ancona per detta pala, costruiti da Gaetano Pellucci Bini di Fiesole, furono terminati il 18 ottobre 1798.

 

Alessandra Brocculi, nella sua tesi di laurea in Storia dell’Arte su La Chiesa Cattedrale di S. Stefano Papa a Modigliana – relatore Prof. Alberto Cottino – Univ. di Bologna, anno Accademico 2007-2008,  nemmeno ricorda questa pala per mancanza di notizie sull’artista.  

 

Dalle mie recenti ricerche nell’Archivio parrocchiale, il pittore Baccherini risulta essere il capostipite di una decina di pittori che hanno operato in Modigliana dalla metà dell’800 per circa 100 anni.

 

La Dott.ssa Brocculi, ad una mia sollecitazione, rincara il suo misconoscimento della pala scrivendomi :  “L’opera non risalta per qualità artistica ed originalità. L’iconografia chel’artista propone è abbastanza  consueta; sicuramente a partire dalle opere di Guido Reni”. (1620 circa)      

 

Nel 2010, il compianto Don Romano Ricci, in un numero unico sull’Immacolata, pubblicato a Faenza, riporta la foto della tela del Baccherini e mi scrive : “…la tela di S. Stefano di Modigliana, dai competenti, è stata stimata molto bella…”

 

 

Giuseppe BACCHERINI nasce il 29 gen. 1738, settimo di 10 figli, da Francesco di Giacomo e da Rosa Laghi.

Con Anna Baroni,  Giuseppe genera 11 figli tra cui Francesco, nel 1776, e Angelo nel 1789. Francesco, pittore, (copia ad olio su tela della Madonna del Cantone inventariata dalla Soprintendenza ???) con Francesca Liverani genera 5 figli fra cui Vittorio nel 1802 pittore (dipingerà i 28 teleri della Via Crucis soffiandoli al Lega) e Germano nel 1805, sacerdote.  Vittorio, con Margherita, sorella di Don Giovanni Verità, genera Francesco, (1828) pittore, (copia ad olio su tela della Madonna del Cantone inventariata dalla Soprintendenza ??? e decorazione della chiesina Cantone (1858), Francesco, con Caterina Carloni, nel 1869, genera Rodolfo, sacerdote e pittore che, nel 1917, decora il presbiterio della chiesina del Cantone. (muore nel 1932)

Angelo,  figlio di Giuseppe, anche lui pittore, fra i 10 figli che genera con Marianna Ravagli, c’è Gabriello nato nel 1821, che sarà calzolaio e che tramanderà il mestiere, dà i natali al bisnonno del noto concittadino, genio della fisica, Giuseppe Baccherini, assistente del Prof. Zichichi, e prematuramente scomparso. Giovanni nel 1823 è pittore e Gaetano, nel 1829, imbianchino, genera 3 femmine estinguendo così il suo ramo.

 

 

Peculiarità della rappresentazione del Baccherini:  La Vergine è in un atteggiamento di “apertura” verso i fedeli, contrariamente alle rappresentazioni di altri famosi pittori (vedi foto sotto) che la dipingono isolata, chiusa in sé e protesa verso Dio.

Le braccia aperte della nostra Immacolata sembrano dire:

“ Venite, figli miei, tra le mie braccia troverete rifugio e consolazione…”

  GIAN BATTISTA TIEPOLO                                         GUIDO RENI

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MURRILLO


Dal Duomo ci sposteremo all’interno dell’Ex-Vescovado e proseguiremo il nostro itinerario con il “femminino” su un tema laico: “L’eroico gesto delle donne modiglianesi” rappresentato in una Lunetta dal pittore Silvestro Lega conservata nel l’ex salone del Vescovo.

 

 

Breve cenno alla Biografia del Pittore  -

(Ragioni della pausa fra il 1858 ed il 1863)

 

LA LUNETTA  della Guerra (1863): Olio su tela 117 x 225  

 

Delle 4 lunette questa è, insieme al Terremoto, la più aderente ai caratteri stilistici dell’artista nel 1863. Contrariamente al Terremoto qui l’elemento dominante è il paesaggio. Oltre l’inquadratura prospettica, altre particolarità iconografiche, come ad esempio la resa minuziosa del selciato, concorrono a creare un genere di composizione pittorica in qualche modo esemplare rispetto a soluzioni future tipicamente leghiane. L’artista ha voluto rappresentare il fatto d’arme avvenuto il 19 maggio (festa di S. Pudenziana) del 1358 nell’antico Borgo di Sopra della Pieve.  

 

Guerra: la pittura appare invece più unitaria e avanzata nella concezione e nella stesura e la data del ’63 si attaglia assai bene, confrontandola con i dipinti di Piagentina di quegli anni  (Marabottini)

 

La GRANDE COMPAGNIA agli ordini di Corrado Lando Alemanno è nella Valle del Lamone e si prepara ad entrare in Toscana per recarsi, al soldo dei Senesi, a combattere i Perugini.  In attesa degli accordi con i Fiorentini per avere il libero passaggio, crea ovunque confusione e terrore  rapinando, stuprando, uccidendo.

Sono 3500 cavalieri, seguiti da un gran numero di fanti e di salmerie, che stabilita finalmente, il corridoio di transito, il 24 luglio, levano le tende e muovono verso la Toscana. I Valligiani, sudditi in gran parte dei Guidi di Modigliana e di Giovanni Alberghetto Manfredi signore di Marradi, Castiglione e Biforco, giurano di vendicarsi delle malefatte subite durante la loro permanenza nella valle, e si appostano in cima alle montagne, irte di precipizi, nei pressi del passo delle “Scalelle” e tendono un’imboscata. Lasciano passare l’avanguardia di Amerigo del Cavalletto che conduce gli ambasciatori fiorentini, ma quando sopraggiunge il grosso dell’esercito al comando del conte  Lando, fanno rotolare massi sulle truppe e provocano una strage. Anche la retroguardia, comandata dal Conte Broccardo, subisce la stessa fine, finendo lui stesso ferito, in fondo ad un burrone. Così 100 uomini uccidono più di 1000 cavalli e 300 cavalieri. In quella memorabile giornata perdono la vita anche altri baroni e notabili come Federico de’ Strimberghi, conte di Provenza e Serrabruz dell’Arme Verde. Il Conte Lando è ferito da un fedele dei Conti Guidi e fatto prigioniero. Anche le donne danno man forte ai loro uomini, gettando pietre, gridando forte ed assalendo gli sbandati, che tentavano di nascondersi nella macchia, derubandoli di ogni cosa preziosa e facendoli prigionieri. 

 

 I superstiti della strage, rimessisi dalla batosta, riprendono a far bottino per le campagne. Si pongono al soldo degli Ordelaffi di Forlì e diventano sempre più audaci e feroci tanto che i soldati ecclesiastici non li osteggiano più ma si limitano a difendere i luoghi fortificati dai loro attacchi.

 

Di questa strepitosa vittoria Massimo d’Azeglio dipinge una celebre tela, che acquistata dal Duca di Sutterland, è portata a Londra. Il pittore Bozzolo morto a Torino nel 1884, ne trae un bozzetto che è riprodotto dal Lega (??)  nei suoi “Fortilizi di Val Lamone”.

Il Callegari, nella sua Cronaca  parla di questa impresa come degna di appartenere alle storie d’Italia e della valle. La vicenda è ricordata anche in un vecchio libro di preventivi conservato nel Comune di Brisighella.  Il poeta Angelo Lapo canta la vicenda in versi latini e il Panzani la ricorda nel romanzo l’Orfana del Mugello.

 

 

Connesso alla permanenza della Gran Compagnia nella Val di Lamone è il tentato saccheggio della Terra di Modigliana, organizzando la scorreria a scopo di bottino ed per rappresaglia ai Conti Guidi, quando gli uomini armati sono altrove a combattere.

 

Il 19 maggio 1358 inizia la mischia nel Borgo dove i pochi uomini rimasti di guardia allestiscono una barricata ostruendo la via al Castello. I primi cavalieri all’urto improvviso tentano di retrocedere ma altri premono e incalzano.  A questo punto le donne sui tetti e dalle finestre, con grida altissime, scaraventano giù pietre, tegole, legnami, quanto di pesante si trovi a portata di mano, sì da aumentare il disordine. Impossibile è la ritirata e terribile si fa l’eccidio. Se qualcuno cerca scampo è raggiunto al guado dell’Acerreta e massacrato.

 

Dopo tale vittoria la Santa del giorno, S.ta Pudenziana martire, viene eletta Patrona della Terra di Modigliana e il 19 maggio dichiarato festivo. Un’antica lapide in caratteri gotici viene rinnovata nel 1614 e nel 1759, a ricordo del memorabile avvenimento viene posta una ceramica faentina con rappresentati la Madonna del Cantone, Santo Stefano Papa che offre la città alla Vergine e Santa Pudenziana.

Con il prolungamento dell’attuale via don G. Verità, il terrapieno al ponte del 1848 e l’abbattimento della casa di Vincenzo Papiani nel 1866, sia la ceramica che la lapide vendono poste sul fianco di palazzo Samorì,

 

Nella Pala d’altar maggiore : Santa Pudenziana è rappresentata seduta che raccoglie con una spugna il sangue dei martiri in un’anfora.

 

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