ITINERARI
ARTISTICO-SPIRITUALI MODIGLIANESI - (n° 6)
Madonna
del Cantone di Enzo
Staffa
INTRODUZIONE
Nella pubblicazione
il “SANTUARIO DEL CANTONE - Appunti di Storia Modiglianese”, il Can.co
Giuseppe Del Monte riporta una poesia di
cui non menziona l’autore, pubblicata nel Numero Unico edito dalla Tipog.
Sociale - Modigliana, in occasione dell’insediamento del Vescovo Mons.
Capotosti, nel 1908.
“A te si dee la gloria!...Se terribile
Morbo
c’invase o guerra
O
fiera fame o se muggendo orribile
Spesso
tremò la terra,
Madre,
nel tempio immota
Confortasti
la turba ansia e devota.”
L’ignoto poeta ricorda chiaramente
i 4 flagelli dai quali, come la tradizione vuole, la Vergine ha scampato la
nostra città nel corso dei secoli. Il pittore Silvestro Lega li ha illustrati
nelle famose 4 lunette, facendone degli ex-voto, che qualche nostro avo,
lungimirante, buon conoscitore dell’animo umano e del detto “Passata la Festa gabbato lo Santo”, ha
voluto incidere su marmo a imperitura memoria, e fissare sulla facciata del
Santuario a chiaro monito per i modiglianesi! Ma a nulla è valso nonostante il
perenne invito della:
Lapide posta sopra la porta del
Santuario:
A Dio Ottimo e
Massimo
Chiunque
tu sia che entri in questo tempio, la Vergine volgarmente detta del Cantone,
Madre di Cristo è pietra angolare, qual tua protettrice, colle sovvenzioni,
colla preghiera, col voto, venera.
La lapide posta sulla sinistra recita:
A Dio Ottimo e Massimo
Per essere stato protetto
miracolosamente il castello, dal terremoto
che travagliò i paesi circonvicini, l’anno 1661, i Modiglianesi, nel dì 22 marzo, il tempio della Vergine Madre di
Dio, denominata dal Cantone, con processione solenne, promettono di visitare ogni anno, per voto.
Quella di destra recita: A Dio Ottimo e Massimo
Per essere
stato respinto il furore della peste,
l’anno 1630, rimanendone esente il castello ed incolume la popolazione, i Modiglianesi, a dì 21 novembre, in
questo tempio della Vergine Madre di
Dio, volgarmente detta del Cantone, ogni
anno con processione solenne,
ringraziamenti e voto, rinnovano.
Questi voti, questi solenni
impegni, nell’ultimo secolo, come minimo, sono stati bellamente dimenticati.
Colpa dei preti, oserei dire, che sanno il latino, depositari di quel
linguaggio, di quella lingua “morta”, sconosciuta ai più, che ha fatto sì che
quelle promesse divenissero, col tempo, “lettera morta”. Loro avrebbero dovuto
mantenerne vivo il ricordo e richiamarci al dovere ogni anno… Nessun
modiglianese si sarebbe tirato indietro!
Ma, grazie a Dio, da un
prete è arrivata la riscossa! C’è voluta la ventata di intensa religiosità
portata da Don Massimo per far vergognare un po’ i Modiglianesi e riportarli in
massa a dire ancora “Grazie” alla Madre Celeste ed a pregarla di non distogliere
lo sguardo dalle nostre case, dai nostri animi, e soprattutto dai nostri
bambini, perché possano affrontare un
futuro oscuro, incerto, con la certezza della Sua protezione!
Incominciamo a
riscattarci iniziando con la Processione
Vicariale di sabato 24 e la
Festa dell’Unità Pastorale di domenica 25 maggio, (i programmi
dettagliati sono sul ”Ponte” e nelle
locandine affisse un po’ in giro, come pure gli orari delle tradizionali visite
guidate, nel Santuario del Cantone, nell’ambito degli Itinerari Artisti Religiosi Modiglianesi da me curati).
ITINERARIO
Il Santuario di Nostra Donna delle Grazie vulgo Beata Vergine del Cantone [...]” fu costruito forse nel XV sec. a ridosso dell’angolo (cantone)
dell’abside della Pieve di S. Stefano PM per la devozione a un’immagine della
Madonna affrescata sul muro”.
Inizialmente l’immagine era protetta
da una tettoia poi da piccola celletta, successivamente, da tabernacolo.
Scrive
ancora Don Becattini :
“La Madonna del Cantone non esisteva certamente
come chiesa, poiché non è ricordata nella visita Marchesini (1573), al quale
non poteva sfuggire dal momento che annota ogni più
piccolo tabernacolo anche rurale.
[…] Il primo
tabernacolo prende forma di celletta, che poi ingrandita, diventerà il
Santuario ricordato dal Card. Rossetti, Vescovo di Faenza, nella sua visita del
1643.”
G.
Poggiolini scrive: “ […] La piccola cappella è andata man mano
ingrandendo sino ad assumere l’attuale forma nel secolo scorso (XVIII) […]
Dall’Archivio Vescovile appare che : “La Madonna del Cantone è ricordata per la prima volta nel 1612”
quando don Domenico Signani lascia tutti i
suoi averi alla Madonna del Cantone. Nel sinodo del Card. Rossetti, Vescovo di
Faenza, (1643-1681) sono ricordati i
lasciti a favore della stessa chiesina in poderi, case, vigne ecc. Ricorda pure
i benefici ed i legati per Messe.
[...] “La Comunità, nel 1624 (Partiti, c. 67) si preoccupa per l’acqua
che veniva giù dalla Madonna del Cantone. Le condutture poi, che passano sotto
il muro e sotto l’altare fino oltre la cancellata, ed altri provvedimenti, non
ne hanno arrestato l’infiltramento”
Dall’Archivio Storico del
Comune di Modigliana si
rileva: il Santuario o la Madonna
vengono ricordati nei Partiti o nei Saldi per le processioni, le Messe e le
cerimonie speciali di intercessione e ringraziamento per gli scampati pericoli
della peste ma, in modo particolare, dei terremoti degli anni 1632-33-61 - 85;
1725-45-81 e 82.
Nell’Archivio Vescovile di
Modigliana la Madonna
del Cantone è ricordata per il terremoto del 1661 e per la sollevazione
popolare del 1799. In particolare per lo scampato pericolo del Priore Filippo
Traversari che, durante una manifestazione di piazza, si trovava davanti ad un
archibugio che “sgrillettò” ma la cui polvere, per miracolo, non prese fuoco.
L'AFFRESCO
Trattasi, forse, della rappresentazione in toto
del dipinto originale con
elaborazione del trono con l’intenzione, forse, si
impreziosire la dedica.
Il cartiglio alla base recita infatti:
“ VERA EFFIGE BEATÆ VIRGINIS VULGO DAL CANTONE
MUTILIANÆ TERRÆ
AD VERSUS BELLI, PESTIS, AC TERRÆMOTUS FLAGELLA
MIRIFICUM ET SINGULARE PRÆSIDIUM
ILLUSTRISSIMO VIRO
ALEXANDRO BURGHIO
A CAMILLO LIVERANO EJUSDEM TERRÆ PRIORE
DICATA
La scheda della Soprintendenza ai Beni Artistici, di
questa opera, recita:
“Affresco
molto rimaneggiato di scuola Faentina inizio sec. XVI”
Le dimensioni dell’immagine attuale sono: larg. 116 x 112 cm. di
altezza ca.
Rappresenta la Vergine seduta con il capo inclinato sulla spalla
destra, che regge sulle ginocchia Gesù Bambino nudo in piedi. Questi con la
destra benedice e con la sinistra stringe una rondine simbolo di serenità, pace
dell’anima e dell’uomo. Confrontando il
Bambino di Figg. 4 e 6 con quello di Fig.5, si nota che il velo che gli copriva
gl’inguini, (retaggio del
“Braghettone”) è stato rimosso, forse, 50-60 anni fa, danneggiando l’affresco in quel
punto.
Il Can.co Giuseppe Del Monte scrive a pag. 7 e succ.:
[...] “Ignorasi
l’autore dell’affresco. Forse è opera di qualche artista del sec. XIV, che
volle lasciare del suo passaggio un ricordo a questa Terra, sempre prodiga di
cortese ospitalità. Disegnato a punta, in origine fu eseguito in un colore solo
– ocra rossa o sangue di drago – e fu ritoccato alla fine del ‘700 tingendo in
celeste il manto. La Tribuna
dell’altare impedisce di vederlo per
intero. Non è un capolavoro: tuttavia dimostra nel pittore buon gusto e non
spregevoli cognizioni di arte. Si conserva ancora nonostante l’umidità dei
muri, che indarno cercarono togliere l’industria e l’arte, e che fece rovinare la parte inferiore
del dipinto, essendo caduto l’intonaco, (cfr. Fig.4 con Fig. 5) che, quantunque senza crepe, trovasi in cattive condizioni. […] E
già il nostro Campadelli (Opere postume, Archi, Faenza 1778) fino dai suoi tempi, ne considerava come un
prodigio la conservazione [...]
Ed ancora a pag. 9 : “Lo sviluppo
del culto si attribuisce ad una ragione storica”.
Forse il Canonico fa riferimento proprio alla stessa incursione della soldataglia di cui alla ipotesi del
Poggiolini, esposta qui di seguito.
Giuseppe Poggiolini ipotizza che l’affresco in
questione, fosse già sul posto nel 1358, al momento dell’intervento della
Vergine in aiuto
all’intraprendenza delle donne modiglianesi, che permise di sventare il sacco
del paese da parte della soldataglia della Gran Compagnia al comando del Conte
Lando Alemanno.
Aggiunge, infatti, il Del Monte
a pagg. 15 e 16:
“Parve ed era
straordinario l’avvenimento, e alla Madonna del Cantone, cui le nostre
donne stringendosi al petto i teneri
bambini avevano sospirato nel timore e nel pericolo, […]
Era il 19
maggio del 1358 pertanto il dipinto era antecedente a questa data.
Secondo l’opinione, invece, del dott. Antonio Corbara, condivisa dal
dott. Giordano Viroli e da altri interpellati da don V. Becattini, l’affresco:
[...] “è opera
stilisticamente appartenente al gruppo faentino tipo S. Maglorio, della Madonna
di Pieve del Tho e della Pietà del Monte dei Pegni di Faenza (sec. XVI)” [...] “
Scrive don Becattini a proposito dell’ignoto autore e della data
ipotizzata dai critici suddetti:
[...]”quando
nel 1556 (vedi Partiti c. 762) scoppiò una delle tante pestilenze [...] forse un pittore locale (esistevano allora i
Fanelli, i Fognani ecc.) dietro commissione, dipinse la Madonna [...]
scegliendo non una posizione dominante, ma un luogo di passaggio, un posto da
imbattersi; insomma proprio quel “cantone.”
[...]
G. Del
Monte : “Il
Santuario del Cantone” Appunti di Storia
Modiglianese - seconda
edizione - Faenza 1921 - Coop. Tipografia Popolare.
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