"L'anno 1450 la Comunità di
Modigliana invitava i Pp. Domenicani ad officiare una cappelluccia detta della
Madonna delle Grazie. Fu certamente questa
il primo santuario eretto in Modigliana ad onore di Nostra Donna, raffigurata
in un affresco rappresentante la Madonna
col Bambino, su fondo architettonico con fronte. Nel 1460 fu innalzata, a spese della
Comunità, una spaziosa chiesa, a tre navate, col titolo di S. Maria delle
Grazie ed i modiglianesi si riservarono il diritto di svolgere in essa tutte le
sue funzioni quali la presa di possesso della Magistratura e l'insediamento del
Podestà. La Madonna delle Grazie è ricordata negli Statuti di Modigliana già dal
1384. "
Sin qui, in sintesi, lo scritto di
Don Becattini. Il Can. Del Monte puntualizza:
...[l'affresco] "E' anteriore alla
chiesa, edificata nel 1460, ampliando una cappelluccia detta del
Conforto perché vi si intrattenevano i
condannati a morte prima di salire al supplizio sul monte delle forche."
Negli anni '60, durante i lavori
nel coro della chiesa, sono state portate alla luce le antiche fondamenta di
detta "cappelluccia".
I Pp. Domenicani, discepoli di S.
Domenico, che nel 1206 aveva ricevuto dalle mani di Maria Santissima il S.
Rosario, non potevano non introdurre,
nella loro chiesa, la devozione alla Madonna del Rosario e già nel 1659, avevano
dimenticato il culto della Vergine delle Grazie. Nel contempo, la Compagnia dei
Santi Sebastiano e Rocco, aveva eretto, dietro l'altar maggiore, un suo altare
dedicato alla Madonna della Neve la cui pala copriva l'antico affresco della
Madonna. I Pp. Scolopi subentrando, nel 1782, ai Domenicani ad officiare nella
chiesa della Comunità, avevano sovrapposto all'affresco della Madonna delle
Grazie, il quadro di S. Gregorio Magno. E' merito dell'Arciprete Filippini se,
nel 1882, ha rimosso detto quadro, ha fatto restaurare l'affresco della Madonna
delle Grazie racchiudendolo in una bella cornice barocca in legno dorato e lo
ha riproposto alla venerazione della gente.
Ormai, in S. Domenico, la Madonna
delle Grazie ha ceduto il posto alla Madonna del Rosario per la quale, sin dal
1° ottobre 1883, se ne celebra la festa con solennità.
Nell'ambito delle celebrazioni di
quest'anno, sabato, 4 ottobre, al termine della processione che seguirà la S.
Messa delle 19.30, esponenti del gruppo 3G offriranno una Visita Guidata
all'interno della Chiesa di S. Domenico ed alle opere d'arte in essa contenute.
VISITA GUIDATA
(Sintesi
di E. Staffa - rev.dic. 2014)
E' il primo
Santuario di Modigliana, in onore della
Madonna
delle Grazie, già ricordata negli
Statuti della città, del 1384 e noto per
essere la "
Cappellina del Conforto"
dove si fermavano i condannati a morte prima di salire al Monte delle Forche
per essere giustiziati.
Nel 1450 la
Comunità di Modigliana invita i Pp Domenicani del Convento di S. Maria
Maddalena in Volta
[1],
ad officiare in questa Cappelluccia per i grandi prodigi che la
Madonna delle Grazie opera.
(Negli anni
'60 del 1900, durante il rifacimento del pavimento della chiesa, nel coro, sono
venuti alla luce le sue antiche fondamenta)
Sin
dall'accettazione dei Domenicani, nei pressi della Cappella, risiede Padre
Pietro di Giovanni d'Imola in qualità di Vicario.
Nel 1460 si dà
inizio ai lavori per la costruzione di un tempio a 3 navate, a spese della Comunità, che si riserva di
svolgere in esso tutte le sue funzioni religiose. I lavori, che prevedono la
costruzione di 15 altari lungo ed in fondo alle navate, inglobano la
cappelluccia di cui sopra, e terminano nel 1473.
Come chiesa
delle funzioni Comunitarie vi prendeva possesso la nuova Magistratura il primo
dell'anno e vi si recavano anche i Podestà, nel primo giorno del loro
insediamento al governo di Modigliana.
La facciata
originale della chiesa, decisamente brutta ed anonima, ce la mostra la
cartolina del 1910, riprodotta a pag. 75 del volume di V. Becattini
"La castellana della città murata",
mentre l'attuale, riportata a pag. 123, dell'op. cit., è massiccia e peculiare
nella sua asimmetria. La scritta nel
frontone che sovrasta il portico e che nasconde il colmo del tetto, recita:
GRATIARUM
MATRI ET DIVO DOMINICO DICATUM
[2]
Nel 1617 la
Comunità paga 40 scudi per ogni frate.
Nel 1659 il
culto della
Madonna delle Grazie è
abbandonato dai Padri Domenicani che lo sostituiscono con quello loro,
specifico, della
Madonna del Rosario,
e concedono alla Compagnia di Ss. Sebastiano e Rocco, così detta dei Battuti
Neri, di erigere, dietro l'altar Maggiore, un loro altare dedicato alla Madonna
delle Neve, la cui pala nasconde l'affresco sulla parete absidale.
In seguito ai
danni provocati dal terremoto del 1781 gli altari della nuova chiesa, in origine 15, sono ridotti a 7.
Anche la canonica ha subito notevoli danni. Il 4 marzo 1782, con decreto del
Granduca, l'Ordine dei Pp. Domenicani è soppresso cosicché, dopo oltre 300 anni
di apostolato, i frati, ridotti allo stato laicale, sono costretti a lasciare
Modigliana.
Nella Chiesa
della Madonna delle Grazie, allora, e nel loro ex-convento, subentrano i Pp.
Scolopi, che dal 1690, officiano nella piccola chiesa di S. Antonio da Padova
di P.za Pretorio, e insegnano nella casa adiacente. Anche la Confraternita dei
Battuti Neri lascia la chiesa di S. Domenico e si insedia in quella di S.
Antonio, lasciata dagli Scolopi, ridedicandola ai SS. Sebastiano e Rocco. Anche i Pp. Scolopi, nel 1786, coprono la
Madonna delle Grazie con il quadro di S.
Gregorio Magno che prega per le anime del Purgatorio, proveniente dalla chiesa
del Suffragio, ossia di S. Antonio Abate (del Borgo della Pieve)
[3] .
Nei primi anni
del periodo napoleonico (1803 ca.) i Pp. Scolopi perdono l'insegnamento ma, per
sollevazione popolare, e con decreto del Sovrano, vengono ripristinati
nell'insegnamento con un aumento di stipendio da 80 a 200 scudi. Nonostante
questo i modiglianesi, nel 1807, lamentano che, l'insegnamento degli Scolopi
non è buono. Nel 1809 è addirittura peggiorato perché c'è un solo Professore
per 40 allievi (che non pagano alcun emolumento) ed insegna solo l'abbecedario,
a leggere e scrivere, aritmetica e latino. Col tempo le cose migliorano e detti
Padri, nonostante il loro Ordine fossero stato soppresso il 1° luglio 1866,
continuano ad insegnare ai ragazzi di Modigliana, come professori laici, nelle
scuole dell'ex convento dei Domenicani, fino a tutto il mese di ottobre del
1869. Per ordine del Prefetto e fra il generale rimpianto, a fine anno, anche loro
lasciano Modigliana. Con la legge Coppino, del 1877, la scuola elementare
diventa obbligatoria e pubblica e passa sotto l'ordinamento governativo.
Nel 1850 Papa
Pio IX eleva Modigliana a Diocesi ed il primo Vescovo, Mons. Mario Melini, nel 1855, crea due parrocchie:
S. Bernardo e SS Sebastiano e Rocco. Quest'ultima, però, è senza chiesa e senza
canonica; il parroco officia, perciò, nella chiesa di piazza Pretorio che, nel
1785, è divenuta proprietà dell'Ospedale, a seguito dello scioglimento di tutte
le Confraternite e Compagnie religiose voluto dal Granduca. Nel 1869 la nuova Parrocchia conta
1600 anime che sono impossibilitate ad entrare tutte nella piccola chiesa di S.
Rocco, perciò, l'Arciprete, Don Innocenzo Samorì, invia varie richieste al Sindaco
di Modigliana affinché la Comunità gli permetta di disimpegnare le Cerimonie Religiose nella più spaziosa
chiesa di San Domenico. Riuscirà ad
avere, dalla Comunità, l'uso di detta chiesa solo nel 1871.
Nel 1882,
l'arciprete Francesco M. Filippini, della chiesa della Madonna delle Grazie -
S. Domenico, toglie il quadro di S. Gregorio Magno davanti all'immagine
absidale, fa restaurare l'affresco e lo racchiude in una cornice barocca di
legno dorato, lavoro del falegname Egidio Campana di Modigliana e
dell'indoratore Ottavio Pezzi di Faenza, su disegno del faentino Pietro Tomba. Nonostante questo,
dal 1883, il culto della Madonna del Rosario, retaggio della presenza dei
Domenicani nella zona, ha già preso il sopravvento su quello della Madonna
delle Grazie.
Portico esterno: Eretto
fra il 1930-32, come s'è detto, dall'Ing. Lombardi, Tecnico Comunale, per
consolidare la facciata pericolante della Chiesa. Sulla parete esterna sinistra
della chiesa è murato lo stemma originale di Modigliana proveniente dalla Roccaccia, mentre su quella destra vi è
una antico stemma, proveniente anche
questo dalla Roccaccia, costituito da uno scudo di ignoto casato gentilizio.
Nel
1937 la Comunità modiglianese dona la chiesa alla
Fondazione Edifici di Culto così la Parrocchia ha finalmente una
chiesa ed una canonica di suo.
Salvo
poche modifiche, l'interno della chiesa di San Domenico è ancora quello del
1460.
Vediamo
ora in dettaglio le opere d'arte in essa conservate:
Navata destra:
1° campata: nella parete,
olio su tela (177 x 145) raffigurante
S.
Antonio da Padova adorante il Bambino,
riferibile a pittore romagnolo ignoto, (sec XVIII), di ambito cignanesco, di modesto interesse; proviene
dall'Oratorio privato di Papiano.
Sopra
Olio su tela
(230 x 170) raffigurante
La Morte di San
Pietro Martire; anch'esso di autore
romagnolo ignoto, (sec.XVII), di non alta qualità.
2° campata: primo altare :
olio su tela (158 x 114) che rappresenta
S.
Giuseppe col
Bambino di autore romagnolo
ignoto del sec.XVII. Proviene dalla chiesa della Misericordia. Gesù Bambino,
sotto l'amorevole sguardo dell'ignaro genitore, gioca con i simboli della
Passione.
Curiosità: nella quadreria dell'Arcivescovado di Milano esiste una
copia di una tela del Guercinio con soggetto esattamente uguale da sembrare
che, il nostro ignoto artista, l'abbia letteralmente copiata. Differiscono solo
per la diversità dello sfondo a destra dei personaggi; qui un edificio, là
degli alberi.
Entro l'incorniciatura
della cimasa a stucco con festoni, come sopraqquadro
ovale dell'ancona di S. Giuseppe, un olio su tela (55 x 40) raffigurante una S. Lucia a mezza figura. Dipinto di modesto interesse di pittore ignoto di ambito romagnolo del XIX sec.
Il paliotto in vetro
multicolore appoggiato all'altare, invece, è del famoso ceramista faentino
Gaeta noto soprattutto per le sue numerose opere presenti in Vaticano.
3° campata: parete: Olio su tela (290 x 200)
Visione di San Filippo Neri di autore
locale ignoto, (sec.XVII) di una certa
qualità.
Campana di S. Savino (920
d.c.): E' una delle più antiche campane del mondo (occidentale) datata 1169. E' un SI naturale, è alta 64 cm
e larga alla bocca
63. Pesa 164
kg. Di foggia arcaica, si apparenta con la campana di Canino (Viterbo) e con
altra di Bad Hersfeld (Trapp Hannover). Aveva una gemella, rottasi nel crollo
del campanile durante il terremoto del 1881. Ambedue erano state fuse, molto
probabilmente, per una chiesa più importante, forse S. Stefano di Modigliana.
4° campata: altare
dell'antica Famiglia Borghi. Una ricca ancona in legno dorato
(600 x 290)
fa da splendida cornice ad un olio su tela (225 x 150) di pittore romagnolo
ignoto del sec. XVII, (Scheda della
Soprintendenza) rappresentante la
Madonna
con Bambino ed i Ss. Sebastiano e Rocco. Nel 2013 la Studiosa Anna Tambini l'ha attribuito al pittore
Luigi Pistocchi (Faenza 1749 - Firenze 1802. Il quadro, molto probabilmente ridotto di dimensioni, proviene dalla
Chiesa della Confraternita dei Ss. Sebastiano e Rocco, di P.za Pretorio.
In testa alla navata: nicchia nella parete sinistra: scultura in
legno dipinto di notevole interesse,
di bottega romagnola del sec. XVII, raffigurante
S. Vincenzo Ferreri.
Il basamento di legno scolpito e dorato ha sul davanti lo stemma nobiliare della famiglia che probabilmente
l'ha donata alla chiesa.
Al centro pala d'altare composta da gruppo in cartapesta della
Madonna del Rosario con Bambino ed ai lati San Domenico e Santa Caterina,
pregevole opera dei celebri
plastificatori faentini Ballanti e Graziani, esposta alla Mostra Internazionale delle Arti
Plastiche di Parigi del secolo XX.
Anticamente
questa era la cappella di S. Antonio da Padova. Alla base delle colonne d'ancona vi è lo stemma della
famiglia Papiani.
Il paliotto del moderno altare è
opera, del 1974, di Don Leonardo Poggiolini
che ricorda l'Annunciazione e tutto intorno il popolo orante che stringe la corona del Rosario (i cui grani sono
grandi quasi come le teste del popolo
rappresentato! L'insieme, a mio parere, è piuttosto brutto e ricorda le macabre pareti di teschi della chiesa di
S. Bernardino alle Ossa di Milano).
Navata centrale:
Presbiterio:
in
alto, sotto l'arco trionfale ed in corrispondenza del moderno e scomodo ambone di sinistra, un
Gesù Crocifisso
in legno di essenza sconosciuta, in discreto
stato di conservazione.
Di
coloritura bruna, 110 x 100 la figura del Cristo,
aureola metallica. Il perizoma, di colore azzurro con bordatura orata, è
finemente intagliato ed il ricasco, drappeggiato sul fianco, gli conferisce una
particolare eleganza. L'analogo
drappeggio, del
Crocifisso della chiesa di S. Pietro in Tossino e nel
Cristo morto del Compianto della Cripta del
Duomo di Modigliana, riconduce non tanto ad una direttrice toscana, come si potrebbe pensare data la
posizione geografica di Modigliana nel periodo
in esame, bensì verso quella romagnola e padano-estense. Di notevole interesse, può essere
definito opera di ignoto scultore di ambito padano-romagnolo.
Datazione 1460-1480.
[4]
Altar Maggiore: fatto costruire negli anni sessanta del 1900,
dall'allora Arciprete Don
Morresi, in adeguamento alle nuove norme liturgiche, su disegno dell'Arch. Crispino Tabanelli di Faenza,
con blocchi di pietra serena decorati
da formelle in ceramica degli artisti contemporanei Bartoli/Cornacchia di Brisighella.
Parete destra: Crocifissione
olio su tela (300 x 200) di notevole interesse artistico,
riferibile alla
scuola del pittore romagnolo Francesco Menzocchi (1544-1618)
[5]
Nel 2006 ca. la Dott.ssa Anna Colombi Ferretti, della Soprintendenza di
Bologna, lo ha attribuito a
Cosimo Gamberucci (XVI sec.)
identificandola come opera tarda del Maestro. Gli studi della Prof.ssa Tambini
(2013) propendono per opera di un ipotetico
Maestro romagnolo di influenza
romana. (Marcello Venusti? Como ca.
1512 - Roma 1579).
Sacrestia: Bellissima tela rappresentante l'
Annunciazione di anonimo. Originariamente
era conservata nella chiesa di Castagnara.
La Prof.ssa Anna Tambini,
l' attribuisce a Jacopo Vignali (1592-1664) eseguita, all'incirca, , nel 1625.
Abside:
Parete destra: olio su tela (114 x 81) di modesto interesse, di
ignoto pittor romagnolo
(sec.XVIII), raffigurante
S.Teresa
d'Avila in preghiera.
Parete sinistra: olio su tela (111 x 82) di modesto interesse, di
pittore romagnolo ignoto
(sec.XVIII) raffigurante
S.Giovanni della
Croce a colloquio con Dio.
Ambedue le tele provengono dalla parrocchia collinare di Castagnara. Probabilmente erano stendardi da processione.
Vetrate: L'autore dei disegni di questa molto discutibile opera
eseguita da mastrivetrai di
Faenza, è il defunto ceramista Don Giulio Liverani. Rappresentano, in modo piuttosto rozzo, i Santi Domenico e
Caterina da Siena ed i loro simboli
e motti.
Al centro: (...) Entro
imponente ancona lignea dorata, di stile barocco, eseguitanel 1882 dal falegname modiglianese
Egidio Campana e dall'indoratore Ottavio Pezzi di Faenza
"
...affresco di S. Maria delle Grazie (60 x 50)
su fondo architettonico con frontone,
(...) rappresenta Nostra Donna, mezza figura, grande al vero, col Bambino
Gesù, seduto a sinistra sulle ginocchia. Questo affresco è di molto anteriore
alla chiesa, (...) Il dipinto rimane insieme a quello del Cantone, come la più
antica pittura esistente in Modigliana"... [6]
Tradizionalmente
attribuito a scuola toscana anteriore a Giotto. (1200)
Sebbene in parte ridipinto, i
critici Servolini e Viroli invece, lo ritengono opera di ignoto artista
d'impronta popolaresca, del tardissimo gotico romagnolo (fine 1400 inizio '500)
già con echi toscani rinascimentali.
Parete sinistra: olio su tela (270 x 200) di un certo pregio,
discreto nel disegno, vigoroso per
intonazione, di Pietro Tedeschi
di Pesaro (sec.XVII). Raffigura
S.Gregorio Magno, in abito pontificale,
mentre prega per le anime del Purgatorio. Tela proveniente dalla chiesa del
Suffragio cioè dalla chiesa di
S. Antonio
Abate del Borgo della Pieve.
Navata Sinistra:
Cappella in testa alla navata: (anni '60)
Già del
Crocifisso è ora del SS. Sacramento. Ancona in marmo sagomata a
cuffia da olandesina, con banali
decorazioni in ceramica di Bartoli e Cornacchia. Crocefisso in ceramica degli
stessi artisti. Come l'ancona, anche la mensa, ornata di paliotto in marmo e
pietra serena, è disegno dell'Arch. Crispino Tabanelli. L'insieme è piuttosto
insignificante e brutto.
4° campata: Altare già
della Madonna del Rosario. L'antica ancona, di manifattur locale, di notevole interesse, in legno
intagliato, dipinto e dorato, è della prima
metà del XVII sec. Il sopraqquadro, una piccola tela d'autore ignoto, rappresenta
Gesù che comunica S.Caterina.
Potrebbe essere dello stesso autore delle
15 piccole tele o tessere che facevano da cornice alla pala d'altare con riprodotta, su tela, la Madonna
di Pompei, e che ricopriva la nicchia
contenete il gruppo di cartapesta della Madonna del Rosario esposto ora nella accennata cappella. Tali
tessere rappresentavano i misteri del rosario. La maniera è di un ignoto pittore
locale minore, vissuto nel secolo XIX.
Dopo la scomparsa, per mano sacrilega, della prima tessera le rimanenti sono state rimosse e
conservate in Canonica. Ora, parte dell'imponente
ancona monca, è ricoperta da una pala d'altare
più grande dell'originale (per
nascondere appunto i vuoti delle tessere) che raffigura
S. Domenico, opera del tredoziese Don Leonardo Poggiolini, che, attorno al Santo, pone uno stuolo di teste
di...fedeli o adepti, tanto da riproporre
la macabra impressione di una parete di...teschi come già ricordato per il bassorilievo del paliotto
della attuale cappella del Rosario.
A terra: paliotto in ceramica che rappresenta alcune Opere di
Misericordia, eseguito dal defunto
artista/ceramista contemporaneo modiglianese Don Giulio Liverani.
3° campata: sulla parete,
olio su tela (255 x 182) opera di buona qualità di Jacopo Vignali, fiorentino (1625), come si legge nel
cartello, retto da un Angelo, e rappresenta
S. Filippo Neri in estasi.
2° campata:
Natività. Olio su tela (254 x 183) di
alta qualità, riferibile ad autore locale
ignoto del XVII sec. Opera concessa il 13 luglio 1934, dall'Ospedale dei Poveri di Cristo di Modigliana,
al Can.co G. Battista Bandini per la chiesa di
S. Domenico. Nel 2014 è stato preso in
esame dalla studiosa d'arte Prof.ssa Anna
Tambini per la dovuta attribuzione. Da notare sulla sommità dell'ancona, lo stemma dei Pp.
Domenicani. Ovviamente in precedenza vi era
appesa una tela, molto probabilmente, di soggetto domenicano.
1° campata: parete sopra
il fonte battesimale: olio su tela (235
x 173) di Francesco
Curradi,
fiorentino, che rappresenta la
Circoncisione.
In basso, firmato e datato "1604".
E' di notevole interesse per finezza di fattura.
[1]
Fondato il 27 marzo 1389 posto fra
Misiradola e le Tavernelle, sulla strada per Marradi, nel luogo dove esisteva una chiesetta detta di S. M. Maddalena della
Volta nella balìa delle Fiumane e confermato con breve di Papa Bonifacio IX
datata 17 ottobre 1390. Fu demolito nel 1685 dai Pp. stessi per riparare ed
ampliare il Convento di S. Domenico che ingloba, dal 1547, anche il vecchio
Monastero delle Tavernelle, ed ospita 12 monaci.
[2] Dedicato alla Madre delle Grazie ed al divino Domenico
.
[3]
Era situata nei pressi dell'attuale (2014) semaforo.
[4] P.
Capitanio:
Il Crocifisso di S. Domenico
- Tornata di Studi Romagnoli 2013
[5] V.
Bacattini :
"La Castellana della città murata" - Tipografia Faentina - Faenza - 1985
[6] G. Del
Monte :
"Il Santuario del
Cantone" nota 13, pag. 82 - Coop. Tipogr. Popol. - Faenza 1921