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Itinerario Artistico-Spirituale n° 8: La chiesa di San Domenico
19/12/2014
"L'anno 1450 la Comunità di Modigliana invitava i Pp. Domenicani ad officiare una cappelluccia detta della Madonna delle Grazie. Fu certamente questa il primo santuario eretto in Modigliana ad onore di Nostra Donna, raffigurata in un affresco  rappresentante la Madonna col Bambino, su fondo architettonico con fronte.  Nel 1460 fu innalzata, a spese della Comunità, una spaziosa chiesa, a tre navate, col titolo di S. Maria delle Grazie ed i modiglianesi si riservarono il diritto di svolgere in essa tutte le sue funzioni quali la presa di possesso della Magistratura e l'insediamento del Podestà. La Madonna delle Grazie è ricordata negli Statuti di Modigliana già dal 1384. "  

Sin qui, in sintesi, lo scritto di Don Becattini. Il Can. Del Monte puntualizza:

...[l'affresco] "E' anteriore alla chiesa, edificata nel 1460, ampliando una cappelluccia detta del Conforto perché vi si intrattenevano i condannati a morte prima di salire al supplizio sul monte delle forche." 

Negli anni '60, durante i lavori nel coro della chiesa, sono state portate alla luce le antiche fondamenta di detta "cappelluccia".

I Pp. Domenicani, discepoli di S. Domenico, che nel 1206 aveva ricevuto dalle mani di Maria Santissima il S. Rosario,  non potevano non introdurre, nella loro chiesa, la devozione alla Madonna del Rosario e già nel 1659, avevano dimenticato il culto della Vergine delle Grazie. Nel contempo, la Compagnia dei Santi Sebastiano e Rocco, aveva eretto, dietro l'altar maggiore, un suo altare dedicato alla Madonna della Neve la cui pala copriva l'antico affresco della Madonna. I Pp. Scolopi subentrando, nel 1782, ai Domenicani ad officiare nella chiesa della Comunità, avevano sovrapposto all'affresco della Madonna delle Grazie, il quadro di S. Gregorio Magno. E' merito dell'Arciprete Filippini se, nel 1882, ha rimosso detto quadro, ha fatto restaurare l'affresco della Madonna delle Grazie racchiudendolo in una bella cornice barocca in legno dorato e lo ha riproposto alla venerazione della gente.

Ormai, in S. Domenico, la Madonna delle Grazie ha ceduto il posto alla Madonna del Rosario per la quale, sin dal 1° ottobre 1883, se ne celebra la festa con solennità.

Nell'ambito delle celebrazioni di quest'anno, sabato, 4 ottobre, al termine della processione che seguirà la S. Messa delle 19.30, esponenti del gruppo 3G offriranno una Visita Guidata all'interno della Chiesa di S. Domenico ed alle opere d'arte in essa contenute.

VISITA GUIDATA
         (Sintesi di E. Staffa - rev.dic. 2014)

E' il primo Santuario di Modigliana, in onore della Madonna delle Grazie,  già ricordata negli Statuti  della città, del 1384 e noto per essere la "Cappellina del Conforto" dove si fermavano i condannati a morte prima di salire al Monte delle Forche per essere giustiziati.

Nel 1450 la Comunità di Modigliana invita i Pp Domenicani del Convento di S. Maria Maddalena in Volta[1], ad officiare in questa Cappelluccia per i grandi prodigi che la Madonna delle Grazie opera.

(Negli anni '60 del 1900, durante il rifacimento del pavimento della chiesa, nel coro, sono venuti alla luce le sue antiche fondamenta)

Sin dall'accettazione dei Domenicani, nei pressi della Cappella, risiede Padre Pietro di Giovanni d'Imola in qualità di Vicario.

Nel 1460 si dà inizio ai lavori per la costruzione di un tempio a 3 navate,  a spese della Comunità, che si riserva di svolgere in esso tutte le sue funzioni religiose. I lavori, che prevedono la costruzione di 15 altari lungo ed in fondo alle navate, inglobano la cappelluccia di cui sopra, e terminano nel 1473.

Come chiesa delle funzioni Comunitarie vi prendeva possesso la nuova Magistratura il primo dell'anno e vi si recavano anche i Podestà, nel primo giorno del loro insediamento al governo di Modigliana.

La facciata originale della chiesa, decisamente brutta ed anonima, ce la mostra la cartolina del 1910, riprodotta a pag. 75 del volume di V. Becattini "La castellana della città murata", mentre l'attuale, riportata a pag. 123, dell'op. cit., è massiccia e peculiare nella sua asimmetria.  La scritta nel frontone che sovrasta il portico e che nasconde il colmo del tetto, recita: 

GRATIARUM MATRI ET DIVO DOMINICO DICATUM[2]

Nel 1617 la Comunità  paga 40 scudi per ogni frate.

Nel 1659 il culto della Madonna delle Grazie è abbandonato dai Padri Domenicani che lo sostituiscono con quello loro, specifico, della Madonna del Rosario, e concedono alla Compagnia di Ss. Sebastiano e Rocco, così detta dei Battuti Neri, di erigere, dietro l'altar Maggiore, un loro altare dedicato alla Madonna delle Neve, la cui pala nasconde l'affresco sulla parete absidale.

In seguito ai danni provocati dal terremoto del 1781 gli altari della nuova  chiesa, in origine 15, sono ridotti a 7. Anche la canonica ha subito notevoli danni. Il 4 marzo 1782, con decreto del Granduca, l'Ordine dei Pp. Domenicani è soppresso cosicché, dopo oltre 300 anni di apostolato, i frati, ridotti allo stato laicale, sono costretti a lasciare Modigliana.

Nella Chiesa della Madonna delle Grazie, allora, e nel loro ex-convento, subentrano i Pp. Scolopi, che dal 1690, officiano nella piccola chiesa di S. Antonio da Padova di P.za Pretorio, e insegnano nella casa adiacente. Anche la Confraternita dei Battuti Neri lascia la chiesa di S. Domenico e si insedia in quella di S. Antonio, lasciata dagli Scolopi, ridedicandola ai SS. Sebastiano e Rocco.  Anche i Pp. Scolopi, nel 1786, coprono la Madonna delle Grazie con il quadro di S. Gregorio Magno che prega per le anime del Purgatorio, proveniente dalla chiesa del Suffragio, ossia di S. Antonio Abate (del Borgo della Pieve)[3] .

Nei primi anni del periodo napoleonico (1803 ca.) i Pp. Scolopi perdono l'insegnamento ma, per sollevazione popolare, e con decreto del Sovrano, vengono ripristinati nell'insegnamento con un aumento di stipendio da 80 a 200 scudi. Nonostante questo i modiglianesi, nel 1807, lamentano che, l'insegnamento degli Scolopi non è buono. Nel 1809 è addirittura peggiorato perché c'è un solo Professore per 40 allievi (che non pagano alcun emolumento) ed insegna solo l'abbecedario, a leggere e scrivere, aritmetica e latino. Col tempo le cose migliorano e detti Padri, nonostante il loro Ordine fossero stato soppresso il 1° luglio 1866, continuano ad insegnare ai ragazzi di Modigliana, come professori laici, nelle scuole dell'ex convento dei Domenicani, fino a tutto il mese di ottobre del 1869. Per ordine del Prefetto e fra il generale rimpianto, a fine anno, anche loro lasciano Modigliana. Con la legge Coppino, del 1877, la scuola elementare diventa obbligatoria e pubblica e passa sotto l'ordinamento  governativo.

Nel 1850 Papa Pio IX eleva  Modigliana a Diocesi  ed il primo Vescovo, Mons.  Mario Melini, nel 1855, crea due parrocchie: S. Bernardo e SS Sebastiano e Rocco. Quest'ultima, però, è senza chiesa e senza canonica; il parroco officia, perciò, nella chiesa di piazza Pretorio che, nel 1785, è divenuta proprietà dell'Ospedale, a seguito dello scioglimento di tutte le Confraternite e Compagnie religiose voluto dal  Granduca. Nel 1869 la nuova Parrocchia conta 1600 anime che sono impossibilitate ad entrare tutte nella piccola chiesa di S. Rocco, perciò, l'Arciprete, Don Innocenzo Samorì, invia varie richieste al Sindaco di Modigliana affinché la Comunità gli permetta di disimpegnare  le Cerimonie Religiose nella più spaziosa chiesa di San Domenico.  Riuscirà ad avere, dalla Comunità, l'uso di detta chiesa solo nel 1871.

Nel 1882, l'arciprete Francesco M. Filippini, della chiesa della Madonna delle Grazie - S. Domenico, toglie il quadro di S. Gregorio Magno davanti all'immagine absidale, fa restaurare l'affresco e lo racchiude in una cornice barocca di legno dorato, lavoro del falegname Egidio Campana di Modigliana e dell'indoratore Ottavio Pezzi di Faenza, su disegno  del faentino Pietro Tomba. Nonostante questo, dal 1883, il culto della Madonna del Rosario, retaggio della presenza dei Domenicani nella zona, ha già preso il sopravvento su quello della Madonna delle Grazie.

Portico esterno: Eretto fra il 1930-32, come s'è detto, dall'Ing. Lombardi, Tecnico Comunale, per consolidare la facciata pericolante della Chiesa. Sulla parete esterna sinistra della chiesa è murato lo stemma originale di Modigliana proveniente    dalla Roccaccia, mentre su quella destra vi è una antico stemma,  proveniente anche questo dalla Roccaccia, costituito da uno scudo di ignoto casato gentilizio.

Nel 1937 la Comunità modiglianese dona la chiesa alla Fondazione Edifici di Culto così la Parrocchia ha finalmente una chiesa ed una canonica di suo.

Salvo poche modifiche, l'interno della chiesa di San Domenico è ancora quello del 1460. 

Vediamo ora in dettaglio le opere d'arte in essa conservate:

Navata destra:

1° campata: nella parete, olio su tela (177 x 145) raffigurante S. Antonio da Padova     adorante il Bambino, riferibile a pittore romagnolo ignoto, (sec XVIII), di  ambito cignanesco, di modesto interesse; proviene dall'Oratorio privato di  Papiano.

Sopra

Olio su tela (230 x 170) raffigurante La Morte di San Pietro Martire; anch'esso di autore romagnolo ignoto, (sec.XVII), di non alta qualità.

2° campata: primo altare : olio su tela (158 x 114) che rappresenta S. Giuseppe col

Bambino di autore romagnolo ignoto del sec.XVII. Proviene dalla chiesa della Misericordia. Gesù Bambino, sotto l'amorevole sguardo dell'ignaro genitore, gioca con i simboli della Passione. 

Curiosità: nella quadreria dell'Arcivescovado di Milano esiste una copia di una tela del Guercinio con soggetto esattamente uguale da sembrare che, il nostro ignoto artista, l'abbia letteralmente copiata. Differiscono solo per la diversità dello sfondo a destra dei personaggi; qui un edificio, là degli alberi.

Entro l'incorniciatura della cimasa a stucco con festoni, come  sopraqquadro ovale dell'ancona di S. Giuseppe, un olio su tela (55 x 40) raffigurante una S. Lucia a mezza figura.  Dipinto di modesto interesse di pittore ignoto di ambito romagnolo del XIX sec.

Il paliotto in vetro multicolore appoggiato all'altare, invece, è del famoso ceramista faentino Gaeta noto soprattutto per le sue numerose opere presenti in Vaticano.

3° campata: parete:  Olio su tela (290 x 200) Visione di San Filippo Neri di autore

locale ignoto, (sec.XVII) di una certa qualità.

Campana di S. Savino  (920 d.c.): E' una delle più antiche campane del mondo (occidentale) datata 1169. E' un SI naturale, è alta 64 cm e larga alla bocca

63. Pesa 164 kg. Di foggia arcaica, si apparenta con la campana di Canino (Viterbo) e con altra di Bad Hersfeld (Trapp Hannover). Aveva una gemella, rottasi nel crollo del campanile durante il terremoto del 1881. Ambedue erano state fuse, molto probabilmente, per una chiesa più importante, forse  S. Stefano di Modigliana.

4° campata: altare dell'antica Famiglia Borghi. Una ricca ancona in legno dorato

(600 x 290) fa da splendida cornice ad un olio su tela (225 x 150) di pittore romagnolo ignoto del sec. XVII, (Scheda della Soprintendenza) rappresentante la Madonna con Bambino ed i Ss. Sebastiano e Rocco. Nel 2013 la Studiosa Anna Tambini l'ha attribuito al pittore Luigi Pistocchi (Faenza 1749 - Firenze 1802. Il quadro, molto probabilmente ridotto di dimensioni, proviene dalla Chiesa della Confraternita dei Ss. Sebastiano e Rocco, di P.za Pretorio.

In testa alla navata: nicchia nella parete sinistra: scultura in legno dipinto di  notevole interesse, di bottega romagnola del sec. XVII, raffigurante S. Vincenzo Ferreri. Il basamento di legno scolpito e dorato ha sul davanti lo stemma nobiliare della famiglia che probabilmente l'ha donata alla chiesa.

Al centro pala d'altare composta da gruppo in cartapesta della Madonna del Rosario con Bambino ed ai lati San Domenico e Santa Caterina, pregevole opera dei celebri plastificatori faentini Ballanti e Graziani, esposta alla        Mostra Internazionale delle Arti Plastiche di Parigi del secolo XX.

Anticamente questa era la cappella di S. Antonio da Padova. Alla base delle colonne d'ancona vi è lo stemma della famiglia Papiani.

Il paliotto del moderno altare è opera, del 1974, di Don Leonardo Poggiolini che ricorda l'Annunciazione e tutto intorno il popolo orante che stringe la corona del Rosario (i cui grani sono grandi quasi come le teste del popolo rappresentato! L'insieme, a mio parere, è piuttosto brutto e ricorda le macabre pareti di teschi della chiesa di S. Bernardino alle Ossa di Milano).

Navata centrale:

Presbiterio:

in alto, sotto l'arco trionfale ed in corrispondenza del moderno e scomodo ambone di sinistra, un Gesù Crocifisso in legno di essenza sconosciuta,  in discreto stato di conservazione. Di coloritura bruna, 110 x 100 la figura del Cristo, aureola metallica. Il perizoma, di colore azzurro con bordatura orata, è finemente intagliato ed il ricasco, drappeggiato sul fianco, gli conferisce una particolare eleganza. L'analogo drappeggio, del Crocifisso della chiesa di S. Pietro in Tossino e nel Cristo morto del Compianto della Cripta del Duomo di Modigliana, riconduce non tanto ad una direttrice toscana, come si potrebbe pensare data la posizione geografica di Modigliana nel periodo in esame, bensì verso quella romagnola e padano-estense. Di notevole interesse, può essere definito opera di ignoto scultore di ambito padano-romagnolo. Datazione 1460-1480.[4]

Altar Maggiore: fatto costruire negli anni sessanta del 1900, dall'allora Arciprete  Don Morresi, in adeguamento alle nuove norme liturgiche, su disegno dell'Arch. Crispino Tabanelli di Faenza, con blocchi di pietra serena decorati da formelle in ceramica degli artisti contemporanei  Bartoli/Cornacchia di Brisighella.

Parete destra: Crocifissione olio su tela (300 x 200) di notevole interesse artistico,

riferibile alla scuola del pittore romagnolo Francesco Menzocchi (1544-1618)[5] Nel 2006 ca. la Dott.ssa Anna Colombi Ferretti, della Soprintendenza di Bologna, lo ha attribuito a Cosimo Gamberucci (XVI sec.) identificandola  come opera tarda del Maestro. Gli studi della Prof.ssa Tambini (2013) propendono per opera di un ipotetico Maestro romagnolo di influenza romana.  (Marcello Venusti? Como ca. 1512 - Roma 1579).

Sacrestia: Bellissima tela rappresentante l' Annunciazione di anonimo.    Originariamente era conservata nella chiesa di Castagnara.  La Prof.ssa  Anna Tambini, l' attribuisce a Jacopo Vignali (1592-1664) eseguita, all'incirca, ,          nel 1625.

Abside:

Parete destra: olio su tela (114 x 81) di modesto interesse, di ignoto pittor romagnolo (sec.XVIII), raffigurante S.Teresa d'Avila in preghiera.

Parete sinistra: olio su tela (111 x 82) di modesto interesse, di pittore romagnolo ignoto (sec.XVIII) raffigurante S.Giovanni della Croce a colloquio con Dio.

Ambedue le tele provengono dalla parrocchia collinare di Castagnara. Probabilmente erano stendardi da processione.

Vetrate: L'autore dei disegni di questa molto discutibile opera eseguita da mastrivetrai di Faenza, è il defunto ceramista Don Giulio Liverani. Rappresentano,    in modo piuttosto rozzo, i Santi Domenico e Caterina da Siena ed i loro simboli e motti.

Al centro: (...)  Entro imponente ancona lignea dorata, di stile barocco, eseguitanel 1882 dal  falegname modiglianese Egidio Campana  e dall'indoratore  Ottavio Pezzi di Faenza "

...affresco di S. Maria delle Grazie (60 x 50) su fondo architettonico con frontone,  (...) rappresenta Nostra Donna, mezza figura, grande al vero, col Bambino Gesù, seduto a sinistra sulle ginocchia. Questo affresco è di molto anteriore alla chiesa, (...) Il dipinto rimane insieme a quello del Cantone, come la più antica pittura esistente in Modigliana"... [6]

Tradizionalmente attribuito a scuola toscana anteriore a Giotto. (1200)

Sebbene in parte ridipinto, i critici Servolini e Viroli invece, lo ritengono opera di ignoto artista d'impronta popolaresca, del tardissimo gotico romagnolo (fine 1400 inizio '500) già con echi toscani rinascimentali.

Parete sinistra: olio su tela (270 x 200) di un certo pregio, discreto nel disegno, vigoroso per intonazione, di Pietro Tedeschi di Pesaro (sec.XVII). Raffigura

S.Gregorio Magno, in abito pontificale, mentre prega per le anime del Purgatorio. Tela proveniente dalla chiesa del Suffragio cioè dalla chiesa di

S. Antonio Abate del Borgo della Pieve.

Navata Sinistra
:

Cappella in testa alla navata: (anni '60)

Già del Crocifisso è ora del SS. Sacramento. Ancona in marmo sagomata a cuffia da olandesina, con banali decorazioni in ceramica di Bartoli e Cornacchia. Crocefisso in ceramica degli stessi artisti. Come l'ancona, anche la mensa, ornata di paliotto in marmo e pietra serena, è disegno dell'Arch. Crispino Tabanelli. L'insieme è piuttosto insignificante e brutto.

4° campata: Altare già della Madonna del Rosario. L'antica ancona, di manifattur locale, di notevole interesse, in legno intagliato, dipinto e dorato, è della prima metà del XVII sec. Il sopraqquadro, una piccola tela d'autore ignoto, rappresenta Gesù che comunica S.Caterina. Potrebbe essere dello stesso autore delle 15 piccole tele o tessere che facevano da cornice alla pala d'altare con riprodotta, su tela, la Madonna di Pompei, e che ricopriva la nicchia contenete il gruppo di cartapesta della Madonna del Rosario esposto ora nella accennata cappella. Tali tessere  rappresentavano i misteri del  rosario. La maniera è di un ignoto pittore locale minore, vissuto nel secolo XIX. Dopo la scomparsa, per mano sacrilega, della prima tessera le rimanenti sono state rimosse e conservate in Canonica. Ora, parte    dell'imponente ancona monca, è ricoperta da una pala d'altare  più grande dell'originale (per nascondere appunto i vuoti delle tessere) che raffigura S. Domenico, opera del tredoziese Don Leonardo Poggiolini, che,     attorno al Santo, pone uno stuolo di teste di...fedeli o adepti, tanto da riproporre la macabra impressione di una parete di...teschi come già ricordato per il bassorilievo del paliotto della attuale cappella del Rosario.

A terra: paliotto in ceramica che rappresenta alcune Opere di Misericordia, eseguito dal defunto artista/ceramista contemporaneo modiglianese Don Giulio Liverani. 

3° campata: sulla parete, olio su tela (255 x 182) opera di buona qualità di Jacopo Vignali, fiorentino (1625), come si legge nel cartello, retto da un Angelo, e  rappresenta S. Filippo Neri in estasi.

2° campata: Natività. Olio su tela (254 x 183) di alta qualità, riferibile ad autore   locale ignoto del XVII sec. Opera concessa il 13 luglio 1934, dall'Ospedale dei Poveri di Cristo di Modigliana, al Can.co G. Battista Bandini per la chiesa di S.  Domenico. Nel 2014 è stato preso in esame dalla studiosa d'arte Prof.ssa Anna Tambini per la dovuta attribuzione. Da notare sulla sommità dell'ancona, lo stemma dei Pp. Domenicani. Ovviamente in precedenza vi era appesa una tela, molto probabilmente, di soggetto domenicano.

1° campata: parete sopra il fonte battesimale:  olio su tela (235 x 173) di Francesco

Curradi, fiorentino, che rappresenta la Circoncisione. In basso, firmato e datato "1604".  E' di notevole interesse per finezza di fattura.



[1] Fondato il 27 marzo 1389 posto fra Misiradola e le Tavernelle, sulla strada per Marradi, nel luogo dove esisteva una chiesetta detta di S. M. Maddalena della Volta nella balìa delle Fiumane e confermato con breve di Papa Bonifacio IX datata 17 ottobre 1390. Fu demolito nel 1685 dai Pp. stessi per riparare ed ampliare il Convento di S. Domenico che ingloba, dal 1547, anche  il vecchio  Monastero delle Tavernelle, ed ospita 12 monaci. 

[2] Dedicato alla Madre delle Grazie ed al divino Domenico.

[3] Era situata nei pressi dell'attuale (2014) semaforo.

[4] P. Capitanio: Il Crocifisso di S. Domenico -   Tornata di Studi Romagnoli 2013

[5] V. Bacattini : "La Castellana della città murata" - Tipografia  Faentina - Faenza - 1985

[6] G. Del Monte : "Il Santuario del Cantone" nota 13, pag. 82 - Coop. Tipogr. Popol. - Faenza  1921



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