Due volte il vangelo di oggi sottolinea il fatto che i discepoli si trovavano dietro delle porte chiuse. Queste porte erano chiuse - ci viene detto - per timore dei Giudei, ma in realtà erano chiuse alla speranza. Se i discepoli avessero atteso qualcuno, se i discepoli avessero atteso Gesù, avrebbero lasciato almeno uno spiraglio aperto; avrebbero lasciato almeno una persona fuori a sorvegliare, a vedere se Gesù arrivasse.
Ma Gesù non lo aspettavano più, non aspettavano più nulla, avevano
perso la speranza. Le porte chiuse dietro le quali si erano rintanati i
discepoli sono il simbolo del senso di fallimento che li opprimeva. Sono
- come ce lo dice il Vangelo - un sintomo della paura che avevano:
paura nei confronti dei Giudei, ma paura anche nei confronti di tutto
quello che poteva succedere loro. E' un fenomeno ricorrente in coloro
che sono traumatizzati, coloro che hanno vissuto qualcosa che li ha
profondamente scossi: tendono a rinchiudersi in sé stessi per poter
leccare le proprie ferite, come si suol dire. Ma c'è forse anche un
altro sentimento che doveva opprimere il cuore dei discepoli, un
sentimento di colpevolezza. Erano pienamente coscienti del fatto che nel
momento in cui Gesù aveva avuto bisogno di loro si erano dileguati,
avevano avuto paura. E addirittura, malgrado le promesse reiterate di
fedeltà, lo stesso Pietro aveva rinnegato Gesù per tre volte e aveva
amaramente pianto questa defezione. Quindi le porte chiuse esprimono la
perdita della speranza, il senso di fallimento, il timore, la paura, la
colpevolezza.
Queste porte chiuse simboleggiano tutto quello che nella
nostra rappresentazione di Dio, nella nostra relazione con Dio, può
separarci da lui. Quanto spesso ci sentiamo separati da Dio? Separati da
Dio prima di tutto perché lo dimentichiamo, presi, indaffarati nelle
mille attività della nostra giornata. Ci sentiamo separati da lui,
quando commettiamo dei peccati che ai nostri occhi diminuiscono la stima
che abbiamo di noi stessi; che ai nostri occhi noi stessi non ci
perdoneremmo - non fosse che per orgoglio - pensando allora per questo
che ci separino da Dio. Altre porte chiuse che possono separarci da Dio
sono la delusione nei confronti di Dio, quando Dio non è intervenuto
nella nostra vita, quando Dio non ha agito, quando abbiamo l'impressione
che non abbia risposto alle nostre preghiere. O, più semplicemente, le
nostre porte chiuse sono quelle del nostro egoismo. [...]
[...] Ma la buona novella del vangelo di oggi è che, quali
che siano le nostre "porte chiuse", queste porte non sono chiuse per il
Risorto. [...]
[...]Cristo passa attraverso i muri, passa attraverso tutti i sistemi, tutte le porte blindate dietro le quali cerchiamo di proteggerci, il più delle volte non dagli altri, ma da Dio stesso. Dio passa attraverso tutte queste porte. Là dove siamo, ci raggiunge, e quello che ci porta non è il rimprovero, quello che ci porta non la delusione per la nostra defezione, per la nostra colpevolezza. lo vediamo nel vangelo di oggi, Gesù non rimprovera i suoi discepoli neanche per un istante. No, Gesù viene a raggiungerci dietro le porte dietro le quali ci siano nascosti e rinchiusi, per portarci prima di tutto la pace. Pace a voi! E la pace, da un punto di vista teologico, è la relazione con lui, è la riconciliazione, è Dio che viene a dirci: adesso non c'è più nessun ostacolo nella relazione tra voi e me, perché io ho vinto il peccato.[...]
Otto giorni dopo venne Gesù
dom Luigi Gioia
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