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Porte chiuse
12/04/2015
Due volte il vangelo di oggi sottolinea il fatto che i discepoli si trovavano dietro delle porte chiuse. Queste porte erano chiuse - ci viene detto - per timore dei Giudei, ma in realtà erano chiuse alla speranza. Se i discepoli avessero atteso qualcuno, se i discepoli avessero atteso Gesù, avrebbero lasciato almeno uno spiraglio aperto; avrebbero lasciato almeno una persona fuori a sorvegliare, a vedere se Gesù arrivasse.

Ma Gesù non lo aspettavano più, non aspettavano più nulla, avevano perso la speranza. Le porte chiuse dietro le quali si erano rintanati i discepoli sono il simbolo del senso di fallimento che li opprimeva. Sono - come ce lo dice il Vangelo - un sintomo della paura che avevano: paura nei confronti dei Giudei, ma paura anche nei confronti di tutto quello che poteva succedere loro. E' un fenomeno ricorrente in coloro che sono traumatizzati, coloro che hanno vissuto qualcosa che li ha profondamente scossi: tendono a rinchiudersi in sé stessi per poter leccare le proprie ferite, come si suol dire. Ma c'è forse anche un altro sentimento che doveva opprimere il cuore dei discepoli, un sentimento di colpevolezza. Erano pienamente coscienti del fatto che nel momento in cui Gesù aveva avuto bisogno di loro si erano dileguati, avevano avuto paura. E addirittura, malgrado le promesse reiterate di fedeltà, lo stesso Pietro aveva rinnegato Gesù per tre volte e aveva amaramente pianto questa defezione. Quindi le porte chiuse esprimono la perdita della speranza, il senso di fallimento, il timore, la paura, la colpevolezza.

Queste porte chiuse simboleggiano tutto quello che nella nostra rappresentazione di Dio, nella nostra relazione con Dio, può separarci da lui. Quanto spesso ci sentiamo separati da Dio? Separati da Dio prima di tutto perché lo dimentichiamo, presi, indaffarati nelle mille attività della nostra giornata. Ci sentiamo separati da lui, quando commettiamo dei peccati che ai nostri occhi diminuiscono la stima che abbiamo di noi stessi; che ai nostri occhi noi stessi non ci perdoneremmo - non fosse che per orgoglio - pensando allora per questo che ci separino da Dio. Altre porte chiuse che possono separarci da Dio sono la delusione nei confronti di Dio, quando Dio non è intervenuto nella nostra vita, quando Dio non ha agito, quando abbiamo l'impressione che non abbia risposto alle nostre preghiere. O, più semplicemente, le nostre porte chiuse sono quelle del nostro egoismo. [...]
[...] Ma la buona novella del vangelo di oggi è che, quali che siano le nostre "porte chiuse", queste porte non sono chiuse per il Risorto. [...]

[...]Cristo passa attraverso i muri, passa attraverso tutti i sistemi, tutte le porte blindate dietro le quali cerchiamo di proteggerci, il più delle volte non dagli altri, ma da Dio stesso. Dio passa attraverso tutte queste porte. Là dove siamo, ci raggiunge, e quello che ci porta non è il rimprovero, quello che ci porta non la delusione per la nostra defezione, per la nostra colpevolezza. lo vediamo nel vangelo di oggi, Gesù non rimprovera i suoi discepoli neanche per un istante. No, Gesù viene a raggiungerci dietro le porte dietro le quali ci siano nascosti e rinchiusi, per portarci prima di tutto la pace. Pace a voi! E la pace, da un punto di vista teologico, è la relazione con lui, è la riconciliazione, è Dio che viene a dirci: adesso non c'è più nessun ostacolo nella relazione tra voi e me, perché io ho vinto il peccato.[...]
Otto giorni dopo venne Gesù
dom Luigi Gioia
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