Mentre con Luigi ero intento a ultimare il lavoro di messa in funzione delle attrezzature inviate a Tanguieta (Benin), è venuto a trovarci l'Abbé Pierre Kiema, parroco di Matiokoali, (Burkina Faso).
Lo abbiamo incontrato con molto piacere, perché forte è l'amicizia che ci lega a lui da qualche anno.
Ci ha raccontato della situazione in Burkina Faso e le sue parole ci hanno convinti che va lentamente normalizzandosi, dopo l'attentao di Ouagadougou. Gli abbiamo chiesto della sua attività pastorale e dalle sue parole abbiamo capito che grazie al suo impegno, sia sotto l'aspetto materiale che spiarituale, Matiokoali sta cambiando profondamente.
Ci ha poi parlato di Ubirlinu, villaggio distante 10 km da dove risiede. Qui un gruppo di 30 donne è molto attivo e si adopera in vari settori per migliorare le condizioni familiari.
Esse hanno sollecitato all'Abbé Pierre un aiuto per poter coltivare a orto un terreno sufficientemente fertile. Per poter dimostrare la loro serietà hanno già iniziato a far scavare un pozzo dal quale attingere l'acqua per irrigare le piante. Lo scavo ha raggiunto la falda e i lavori sono stati sospesi, pechè occorre collocare i tubi in cemento per sostenere le pareti in terra. Le donne non hanno quanto serve per acquistarli e si sono rivolte al nostro amico.
Ho ricordato all'Abbé Pierre che nei casi in cui i beneficiari sono i privati, il contributo che eroga il Comitato di Amicizia non è a fondo perduto, ma si tratta di un credito da rimborsare, senza interessi. Lui si è detto d'accordo, anzi ha aggiunto che vorrebbe creare un fondo per aiutare le donne ad aprire una piccola attività, al fine di avere un utile per la famiglia. Allora ho aggiunto che il rimborso restituito da questo gruppo di donne potrebbe essere concesso poi ad un altro gruppo. Molto importante è che gli ortaggi entrino fra gli elementi che vanno a comporre il cibo consumato dalle famiglie. Purtroppo, ora, questo non è possibile, perchè le famiglie non sono in grado di coltivare ortaggi e legumi.
Con Luigi e Pierre ci siamo messi a progettare un orto che possa soddisfare la richiesta di questo gruppo di donne e lo abbiamo individuato (30 x 40m). L'orto verrebbe coltivato in comunione, ma ogni donna serebbe responsabile di una porzione di terreno di 1 x 40m. Infatti nell'orto verrebbe installato un impianto di irrigazione goccia a goccia, alimentato dall'acqua proveniente da una cisterna posta su una torretta metallica, a 6m di altezza. La pompa per riempire la torretta sarà mossa dall'energia prodotta da pannelli solari, ma in caso di guasto potrà essere usata anche manualmente. Si è pensato di installare una pompa prodotta da anni in Burkina, munita di una grande ruota che fa muovere uno stantuffo che porta l'acqua in superficie. Anche un bambino riesce a far girare la ruota.
Installato l'impianto di irrigazione, alle donne verrà risparmiata la fatica di innaffiare le aiuole con l'innaffiatoio. Esse potranno dedeicare maggior tempo alla coltivazione. Inoltre, l'irrigazione goccia a goccia permette di irrigare lentamente il terreno, in modo che l'acqua penetri in profondità e non resti a lungo in superficie, come invece avviene irrigando con l'innaffiatoio. In questo caso una gran parte dell'acqua evapora sotto il sole. Il terreno secca e forma una crosta che deve essere spezzata con una zappetta, per non danneggiare lo sviluppo delle pianticelle.
L'obiettivo dell'Abbé Pierre è di dar vita ad un orto in ogni villaggio, in modo che localmente si diffonda l'abitudine di coltivare e consumare legumi, generando anche un beneficio economico per le donne che coltivano e commercializzano i prodotti dell'orto.
Lo sviluppo di una comunità parte dall'impegno di un piccolo gruppo, animato dal desiderio di cambiare e migliorarsi. L'Abbé Pierre, a Ubirlinu, ha scelto di puntare sulle donne e mi sono sentito in dovere di assicurargli il sostegno del Comitato di Amicizia di Faenza.