
L'organo del Duomo nella sua
attuale impostazione ha la paternità nell'Organaro Giosué Agati di Pistoia che
lo
costruì
anzi ricostruì nel 1826 su un preesistente organo (
vedere la storia). Del precedente organo, almeno della parte fonica
non è rimasto più nulla, alcune canne probabilmente sono state riadattate alle
esigenze del nuovo impianto ed anche la cassa armonica seppur di massima
conservata è stata riadattata ed ampliata.
Ferma
l'attribuzione dell'attuale organo a
Giosuè Agati, alcuni elementi tuttavia
nel corso degli anni sono stati modificati e/o sostituiti penalizzando
l'integrità storica ed originale del manufatto e mortificando la timbrica
originale.
Riteniamo che l'organo Agati sia arrivato
indenne fino ai primi decenni del ‘900
quando, probabilmente sull'onda lunga delle ripercussioni causate dalla Riforma
Ceciliana e/o semplicemente per eliminare l'incomodo di accordare e/o mantenere
tutte le ance, l'organo è stato privato
dei registri quali Corni Dolci Soprani,
Flauto Traverso B/S, Decimino Basso,
Nasardo (dal suono nasale-Oboe) Basso, Corno Bassetto/Oboe Soprano, Clarone (clarinetto in FA) Basso, Campanelli e parte della Trigesimaterza. I
registri mancanti verosimilmente sono quelli indicati perché sono stati dedotti
dai dati forniti dal
crivello e
confrontati con la composizione fonica di altri organi realizzati dal nostro costruttore
fra gli anni 20 e 30 dell'800.
L'asportazione
è in parte manifesta nella conta del numero dei pomelli

azionanti i registri ancora
presenti perché sull'asse in noce alla destra del manuale dove sono alloggiati
in verticale, ce ne sono 17 invece dei 20 originali. Gli ultimi tre fori verso il basso, privi di
pomelli e dei relativi tiranti, sono stati tappati con un listello mentre i
tiranti immediatamente sopra, alcuni non hanno scorrimento lineare perché
forzati in sedi non originali, non proprie. Risulta pure mancante la manetta a
scorrimento verticale posta a fianco della tastiera prevista per azionare
l'uccelliera (trillo dell'usignolo) anch'essa asportata.
Alcuni
dei registri eliminati sono stati poi rimpiazzati con una Viola Bassi e Soprani
e un'Undamaris Bassi e Soprani
(o
altrimenti detta voce celestiale) che sono di fattura recenziore, industriale,
in quanto di zinco, ritagliando porzioni di crivello per creare lo spazio
necessario ai nuovi ingombri e correggendo a penna i cartellini a stampa dei
registri.
A
conferma dell'asportazione di un buon numero di canne è stata trovata una
scritta a lapis, apposta sulla cornice superiore interna dello sportello di
destra, di accesso ai tiranti dei registri che riporta: "
Registri portati via N. 1 completo - 50 canne/ N.3 nel basso -78 canne"
per un totale di 128 canne. Segue
un
"Va bene "alla stregua di un
ordine eseguito.
Possiamo
pensare che le canne siano state sostituite e "ritirate" in quell'occasione a
parziale rimborso dei lavori eseguiti.
Altri
interventi modificativi sono stati la sostituzione del manuale o tastiera,
della pedaliera e della manticeria.
La sostituzione della tastiera ha
comportato pure la modifica da prima ottava corta a prima ottava cromatica e ciò ha richiesto l'innesto
di nuove canne della basseria. La prima
ottava cromatica è stata quindi completata aggiungendo le corrispondenti canne
mancanti del solo registro

Principale, sempre inserite, con un piccolo somiere,
posticcio, indipendente. Inoltre la nuova
tastiera sembra una tastiera di recupero, riadattata e non costruita ad hoc.
Come manufatto la tastiera sembra di quelle prodotte da Adriano Verati, Organaro
Bolognese, operativo a cavallo del secolo XIX e XX tra la Romagna, le Marche e
l'Abruzzo con i caratteristici modiglioni curvilinei, ad onda. Nel 1895, il 6 luglio, Adriano Verati era a
Modigliana dove aveva presentato un progetto per un nuovo organo per la Chiesa
di San Domenico tra cui valutava il vecchio organo in Lire 250 che avrebbe
accettate come acconto della spesa del nuovo organo prevista in Lire 1200 (
non sappiamo se il progetto andò a buon
fine, crediamo di no). Poco più in
là, però, a San Bernardo nello stesso anno, 1895, una lapide sopra il portone
d'entrata ci ricorda tra i vari interventi di ristrutturazione e acquisto
arredi anche l'acquisto dell'organo:
"...Stationes
canentium a dextra laevaque constituerit
. Etiam organum musicum,..."
"...Create le cantorie di destra e sinistra.
Provvisto eziandio l'organo liturgico,...".
Essendo il
Verati nei paraggi riteniamo che anche quest'ultimo potrebbe essere stato da
lui costruito (
ovviamente da verificare). Delle sue tastiere è piena comunque la
Romagna quasi fossero prodotte in serie. Che non sia stato Lui personalmente a
sostituirla anche al Duomo?

Anche
la pedaliera è stata ricostruita distesa-dritta, con 24 pedali (DO₁-SI₂) e con
prima ottava cromatica. Ricalca ancora l'ambito originale di sole 12 note reali
così che la seconda ottava richiama la prima. E' costantemente unita alla
tastiera con trascinamento reale. Originariamente era a leggio e forse a 15
pedali e aveva la prima ottava corta. Un
pedaletto frontale , non originale, richiama il "
Rollante" ed è stato realizzato con le canne dei Contrabassi mentre
a destra della pedaliera è posto un pedalone per l'inserimento del "
Tirapieno", di fattura tarda.
Infine
la sostituzione dei mantici. Nell'archivio diocesano di Faenza nel 1877
nell'inventario degli arredi del duomo di Modigliana al n.136 si legge:
un organo grande con registri a 3 mantici. Ora ve n'é uno solo a lanterna mentre
originariamente erano 3 a cuneo (
due ai
lati della cassa armonica come due grosse protuberanze che alternavano tra loro
il movimento in modo che quando uno era al minimo della chiusura l'altro era al
massimo dell'apertura e per evitare i brevi intervalli di riposo tra l'andata e
il ritorno eccone un terzo, collocato nel basamento, che si trovava a metà del
percorso quando l'uno era chiuso e l'altro era aperto) mossi da ruote, carrucole e corde.
Nei
grandi organi fu sempre un problema far funzionare a mano le pompe con corde e
carrucole e il problema venne risolto solo dai motori elettrici. L'adozione
dell'elettroventilatore (
il nostro è
alquanto rumoroso e probabilmente risale agli anni 40) ha di fatto
modificato la produzione e la distribuzione dell'aria compressa alle canne e
sicuramente comportò l'esemplificazione del sistema pompe e l'afflusso del
vento continuo e costante. Anche l'introduzione del mantice cosiddetto a lanterna,
poi perfezionato nel 1814 dall'inglese Cummins contribuì pure alla riduzione
degli ingombri.
Dopo
la costruzione dell'organo del 1826, il primo intervento manutentivo
documentato è del 1892 nel mese di agosto. Ad effettuarlo è Luigi Tronci di Pistoia con
la nuova ditta Agati-Tronci che si era costituita dopo che l'ultimo degli
Agati, Nicomede, non avendo avuto eredi unisce la propria attività con quella
della famiglia rivale dei Tronci, sempre di Pistoia. Seppur scrive a matita "restaurato"
all'interno della cassa armonica sulla parete a sinistra riteniamo che non gli siano imputabili le
modifiche finora descritte in quanto non corrispondono alle peculiarità che
caratterizzano i manufatti degli
Agati-Tronci.
Successivi
interventi manutentivi di cui gli stessi autori hanno lasciato la propria firma
sono quelli di Ino Savini di Faenza (Savino Savini all'anagrafe) nel 1938 in
occasione dell'Incoronazione della Madonna del Cantone e di Gaetano Baldelli di
Pesaro nel 1939 in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano di Modigliana,
quest'ultimo con tanto di targhetta in bronzo sul leggio.
Ad entrambi quest'ultimi e comunque a questo
periodo sono imputabili gli interventi modificativi e per certi versi manomessivi
sopra descritti.
Sappiamo di un Ino Savini
[1]
più noto come Direttore d'Orchestra, compositore e musicologo, ebbene è la
stessa persona. Fino al dopoguerra pur dividendosi con la sua grande passione
per la Direzione d'Orchestra, ha
condotto un laboratorio artigianale di costruzione e riparazione pianoforti e per
estensione anche organi, ereditato dal
genitore.
Bruno Tagliaferri
[1]
Ino Savini all'anagrafe Savino Savini (Faenza
1904- Faenza 1995). Ha studiato organo, composizione ed orchestrazione a
Bologna, Roma e Napoli. Solo con la fine del conflitto mondiale che si dedica
interamente alla Direzione d'Orchestra. Dal 1953 al 1956 è Direttore Musicale
dell'Orchestra Sinfonica di Oporto. Dal 1963 al 1966 è Direttore Stabile al Teatro Reale di
Stoccolma. Dal 1967 concentra la propria presenza in:
Cecoslovacchia ove è "Principal Guest Conductor" della Janácek
Philharmonic Orchestra con cui dirige prevalentemente concerti sinfonici;
Spagna specie al Gran Teatro del Liceo di Barcelona, Francia, Germania, Turchia
e Italia ove è particolarmente attivo presso l'Opera Stabile dei Laureati del
Viotti e frequentemente presente al Teatro Comunale di Bologna. Uno dei
maggiori critici di quegli anni, G. Confalonieri, scriveva: «INO SAVINI appartiene a
quella piccola pattuglia di direttori italiani alla cui instancabile attività
si deve la presenza viva dell'opera italiana in ogni angolo del mondo.
Infaticabile globe-trotter, ha
diretto opere e concerti sinfonici in ogni città del mondo dove esista un
teatro.»