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Padre Daniele Badiali
05/09/2017
VITA DI PADRE DANIELE

padre_daniele_giovane.jpgINFANZIA

Daniele Badiali nasce a Faenza il 3 marzo 1962 e viene battezzato l'8 marzo nella cappella della maternità. La sua è una numerosa famiglia di agricoltori, che abita nella campagna faentina, la parrocchia è quella di Ronco. Riceve il sacramento della prima Comunione nel maggio del 1971 e nel settembre del 1973 riceve il sacramento della Cresima.
La mamma così lo ricorda: "Un bambino tranquillo, gli piaceva studiare e leggere. La domenica venivano a trovarci gli zii e i numerosi cugini con i quali Daniele giocava volentieri. Gli piaceva cantare e si appassionò presto alla musica imparando a suonare la chitarra con qualche studio da privatista".
Dopo le scuole medie ha frequentato l'Istituto Professionale per l'Agricoltura di Faenza. Con suo cugino Gabriela, partecipa al gruppo del dopo-Cresima istituito dal nuovo parroco arriva don Antonio Samorì. che lo porta a conoscere varie esperienze di volontariato e dei campi estivi in località dell'Appennino romagnolo.

L'INCONTRO CON L'OMG

Durante l'estate del 1977, don Antonio accompagna il suo gruppetto di ragazzi a conoscere un'esperienza di campo di lavoro per le missioni dell'operazione Mato Grosso. Il movimento non è conosciuto a Faenza e la prima esperienza di lavoro è guidata da Giorgio Nonni, un ragazzo faentino, da poco tornato dalla missione di Campogrande, in Brasile, dove ha trascorso due anni e mezzo in un lebbrosario. In questo campo i ragazzi raccoglievamo le pesche da alcuni contadini. La vita essenziale che facevamo, semplice, il lavoro duro per i poveri, 9 - 10 ore al giorno, colpì Daniele, che s'innamorò subito di questo cammino, dell'imparare a dare via, facendo fatica. Giorgio nel 1980 parte per il Perù con la decisione di studiare per diventare sacerdote, la sua scelta farà riflettere particolarmente Daniele: "Mi piace quello che vivi e cerchi, ti vengo dietro, desidero vivere come te".

LA PRIMA VOLTA IN PERU'


Nel 1984 Daniele parte per un'esperienza di due anni: va Chacas in Perù
, dove sono presenti sia Giorgio Nonni, non ancora sacerdote, che p. Ugo De Censi. L'intento è quello di lasciarsi guidare da p. Ugo per verificare la sua vocazione. Vive nella casa parrocchiale, buttandosi subito nei lavori per poter togliere qualche peso agli altri volontari presenti e scopre i poveri attraverso le tante persone che bussano continuamente alla porta, chiedendo aiuto. Fa anche l'assistente dei ragazzi della scuola d'internato di falegnameria Taller "Don Bosco".

Daniele, in questi primi due anni, impara a poco a poco ad essere "figlio" di p. Ugo. Questa obbedienza gli costa sofferenza, perché richiede umiltà, saper riconoscere gli sbagli, i difetti ed accettare le correzioni, ma capisce che è proprio l'umiltà la via che conduce alla verità e alla conversione della propria vita. Daniele spera di poter compiere gli studi da sacerdote in Perù, ma questo risulta impossibile, così, in accordo con il vescovo di Faenza Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi, torna per entrare nel seminario di Bologna nel settembre 1986.

IN SEMINARIO A BOLOGNA


Dal 1986 al 1991 Daniele studia nel seminario di Bologna. Il suo vicerettore così lo ricorda: "Gli anni del seminario sono stati per Daniele un momento di purificazione che gli ha fatto comprendere sempre meglio perché, per chi e per che cosa spendere la vita: sono stati anni nei quali, riducendo le attività esterne, ha potuto curare la sua crescita interiore."

Daniele si reca in Perù, nell'estate del 1987, per due mesi, per l'ordinazione di p. Giorgio. L'amicizia con lui rimane molto forte: lo considera come un fratello, accogliendo da lui consigli e correzioni. Al suo ritorno comincia a vivere il tempo del seminario, il tempo della sua lontananza dal Perù con un'obbedienza assoluta.. Durante le estati, in vacanza dal seminario, Daniele si reca spesso in Val Formazza in Piemonte: qui i ragazzi dell'OMG hanno costruito due rifugi in alta montagna.

Il 30 dicembre 1990 riceve il diaconato e il 22 giugno 1991 viene ordinato presbitero a Faenza
, dal vescovo mon. Francesco Tarcisio Bertozzi.

PARROCO SULLE ANDE


padre_daniela_con_padre_ugo.jpgP. Daniele parte per il Perù, nell'agosto del 1991, come sacerdote "fidei donum" della diocesi di Faenza-Modigliana per la diocesi di Huari ed il 1° settembre fa l'ingresso nella sua parrocchia di San Luis. La parrocchia è molto vasta, sulla Cordillera Blanca. La zona comprende nevai che superano i 6000 metri di altitudine e scende fino al rio Marañon, principale affluente del rio delle Amazzoni. Sono più di 60 paesini sparsi, suddivisi e facenti parte di tre grossi centri: San Luis, capoluogo di provincia, Yauya e San Nicolas. Non ci sono strade, all'interno: si va solo a piedi o a cavallo. La situazione religiosa è disastrosa, la mancanza di un prete si avverte molto bene.

P. Daniele inizia a farsi carico dei pesi che un parroco deve portare: cerca di raggiungere tutte le comunità anche quelle più lontane. La casa parrocchiale è il punto di riferimento per le persone povere, bisognose di tutto e vari sono i ragazzi italiani, che negli anni si sono fermati nella casa con lui per periodi più o meno lunghi per aiutarlo.
Prepara quattrocento bambini alla prima Comunione, nel marzo del1992, può così iniziare il lavoro dell'oratorio, insegnare la devozione e la carità, essere padre per tanti ragazzi, volendo loro bene, con il desiderio intenso di condurli a Gesù.

Viene ucciso da terroristi, nell'ottobre del1992, il volontario dell'OMG Giulio Rocca, a Jangas. Rientra in Italia, nel maggio del 1993, per alcuni mesi. Si cura per un‘epatite, riallaccia i rapporti con le persone e lavora con i ragazzi ai campi di lavoro, riparte nel dicembre.

I suoi ultimi anni di vita sono stati di intensa attività pastorale
: il prendersi a cuore i bisogni, le sofferenze della povera gente diventa il modo concreto attraverso il quale poter far entrare nell'anima delle persone la sete di Dio. Un Dio che Daniele stesso più volte afferma di non trovare più con la testa, con i ragionamenti, ma solo col tentare di voler bene, perdere, rinunciare, sacrificarsi.
padre_daniela_con_bimbo.jpgVive intensamente la figliolanza verso p. Ugo
, dal quale si sente capito e accolto in questo dramma del vuoto e dell'assenza di Dio. Questa figliolanza lo porta concretamente ad obbedire anche ora da sacerdote, a servirlo concretamente, aiutandolo nelle confessioni, suonando la chitarra al suo fianco, componendo i canti che gli chiede, fino a farsi portavoce ed eco di ciò che p. Ugo vive interiormente.
P. Daniele, nel maggio 1996, rientra in Italia dopo aver ricevuto la notizia delle gravi condizioni di salute del suo vescovo Francesco Tarcisio Bertozzi. Rimane pochi giorni, solo il tempo per il funerale.

Tornando in Perù, nel novembre del 1996 accoglie in casa Eloy, un bambino di nove anni che presenta difficoltà fisiche. Da questa prima accoglienza nasce il progetto della casa Danielitos, che servirà ad ospitare bambini disabili e verrà realizzata dopo la morte di Daniele.

GLI ULTIMI GIORNI

Il 10 marzo 1997 inizia a San Luis, nella sua parrocchia, la preparazione alla Prima Comunione con 500 bambini. Trascorre tutto il giorno insieme a loro in chiesa, pregando e cantando, raccontando loro la vita di Gesù e giocando nei momenti di svago. La preparazione sarebbe durata due settimane fino al giovedì santo, giorno in cui ogni bambino avrebbe ricevuto Gesù nel proprio cuore.
P. Daniele è molto preoccupato di trasmettere ai bambini il desiderio di un Padre buono, soffre nel non vederli attenti e devoti, teme per la loro anima e per la sua. Desidera lasciare ai suoi bambini un segno grande che li faccia innamorare di Gesù.
Prega tanto la Madonna, quella dal lungo manto, dove ripararsi e trovare consolazione... Ha da poco scritto uno dei canti più belli: "Mami de Dios, mami perdon, ten compasion..." P. Daniele aspetta il rientro di p. Ugo e p. Giorgio dall'Italia: da mesi sostiene un ruolo per il quale si sente incapace, vuole mettersi da parte.

Il 16 marzo, dopo aver celebrato la messa domenicale a San Luis e a Pomallucay, si reca a Yauya
, per la celebrazione serale. Di ritorno, con altre sei persone a bordo della jeep, intorno alle 22, si trova improvvisamente la strada bloccata da pietre. Daniele intuisce immediatamente che si tratta di qualcosa di grave. Compare un bandito armato che cerca un italiano in ostaggio. Rosamaria scende.
P. Daniele subito si fa avanti scostandola e dicendo: "Vado io, tu rimani". Ha già letto il biglietto consegnatogli dal bandito con la richiesta di riscatto che scade il 25 marzo, giorno del rientro di p. Ugo dall'Italia.P. Daniele viene allontanato, mentre il bandito minaccia con due spari tutti gli altri passeggeri e incita l'autista della jeep a ripartire.

Il corpo di Daniele viene ritrovato il giorno 18 marzo in località Acorma
, luogo poco distante da San Luis, in una scarpata piena di pietre, avvolto in un telo di nylon azzurro, con le mani legate dietro la schiena, ucciso da un colpo di pistola alla nuca. P. Daniele è vegliato tutta la notte ad Acorma, attorno alle pietre bagnate dal suo sangue, dalla popolazione e dai volontari dell'OMG. È accompagnato e vegliato in preghiera da San Luis a Chacas, fino a Lima Il 23 marzo la salma rientra in Italia e viene vegliata per tutta la notte e la mattina successiva.
Il pomeriggio del lunedì 24 marzo avviene il rito funebre nella cattedrale di Faenza con la partecipazione di moltissima gente. La salma è tumulata presso il cimitero di Ronco di Faenza nella tomba di famiglia.

Il 22 febbraio 2010 Mons. Claudio Stagni, vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, promulga l'Editto per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Tratto da http://www.padredanielebadiali.it/
 
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