Il
perché dell'attuale Cattedrale a Modigliana.
L'attuale duomo di Modigliana è la
prosecuzione storica dell'antica Pieve di Santo Stefano Papa.
Il termine Pieve trae origine dal termine
latino "Plebs" che dapprima significò il popolo e la "Plebs Christiana" era il
popolo che si era convertito e aveva accolto la parola di Dio ma poi passò ad
indicare anche il luogo di riunione dei fedeli cioè la Chiesa dove il popolo si
raccoglieva in preghiera [1].
Furono dette anche Chiese
Battesimali perché oltre la Cattedrale soltanto le Pievi ebbero il privilegio
del fonte battesimale [2].
La nascita delle Pievi storicamente
parlando possono essere collocate fra il IV e V secolo. Tuttavia la nostra
Pieve viene menzionata per la prima volta in un atto pubblico (Archivio
Arcivescovile di Ravenna, perg. B.322) allorché l'Arcivescovo di Ravenna, in
data 13 luglio 892, concede una vigna ed un appezzamento di terreno nel
territorio faentino della Pieve di Santo Stefano " qui vocatur in Geminiano" e in altri atti successivi anche in Juviniano e in Juvinianae. La nostra Pieve
è quindi nelle disponibilità della diocesi di Ravenna quest'ultima capitale
dell'Esarcato d'Italia che si estendeva fin dentro l'alta Romagna. Nel
settembre dell'896, Engelrada o Ingeralda che apparteneva ad una famiglia nella quale erano presenti esponenti
di primo piano della nobiltà esarcale ravennate,
vedova da poco, donava ad uno dei propri figli Pietro, diacono della Cattedrale
di Ravenna, un corpo patrimoniale particolarmente cospicuo. Nell'immenso
patrimonio Modigliana rientrava tra questi beni, la " Curtis qui vocatur Mutiliana". Dal suo ceppo prenderà poi origine la
dinastia dei Guidi. Nel 952-953 Ottone
I, re di Germania, era disceso in Italia ed aveva conquistato la Lombardia
appropriandosi del titolo di Re degli Italici spodestando Berengario II. Ciò comportò una grossa conflittualità tra i
Guidi rimasti fedeli a Berengario II e l'Arcivescovo di Ravenna immediatamente
alleatosi col nuovo re. Ne scaturì un
conflitto insanabile che vide soccombere i Guidi. In un giudizio approntato con
presenti Ottone I e Papa Giovanni XIII vede
riassegnati alla Chiesa di Ravenna la più parte di quel patrimonio concesso a
titolo enfiteutico da alcuni metropoliti ravennati nel tempo. Tuttavia il
castello e la rocca di Modigliana con il distretto territoriale che a questi
faceva capo ( cum tota curte eiusdem)
sono nelle disponibilità dei Guidi come da il lungo elenco di conferme
patrimoniali e giurisdizionali accordate da Federico I Barbarossa a Guido VII
Guerra nel settembre del 1164 [3].
Da ciò ne consegue un allentamento
dell'autorità degli Arcivescovi Ravennati e così anche la Pieve esce
dall'orbita di Ravenna per entrare ovviamente nella sfera di Faenza. La Bolla Papale di Celestino II, datata
Laterano 7 dic. 1143, conferma che ad istanza del Vescovo faentino Mons. Ramberto (1141-1168), il Papa prende sotto la sua protezione la Chiesa di Faenza e
tutti i suoi beni. Questo documento papale enumera le Pievi ed i Monasteri
della Diocesi in quel tempo e da un magnifico panorama della vasta estensione
territoriale della Diocesi Faentina, dalla Pieve di San Giovanni in Liba (oggi
Fusignano) fino alla Pieve di San Valentino a Tredozio, dal monastero di Santa
Maria in Biforco (oggi San Benedetto in Alpe) fino al monastero di Santa
Reparata (oggi Badia del Borgo presso Marradi). Nel lungo elenco v'è Santo Stefano in Montiliano (Modigliana) [4].
 La
vecchia Chiesa della Pieve di cui rimangono solo un modesto rudere, un pilastro
con arco di fianco all'altare maggiore e la cripta molto rimaneggiata oggi
cappella del Gesù morto, venne più volte rifatta sempre col nome di S. Stefano
Papa, come titolare ed in suo nome la dedicò e la consacrò ( non documentato) addirittura un Papa,
Giulio II, il 9 giu 1506, nel suo passaggio sui nostri monti per
raggiungere Bologna per riacquisirla
nelle proprie dominazioni e non la più
comoda via, a valle, per Faenza in quanto occupata dai nemici
Veneziani [5].
Scomparsa la Signoria o dominazione
dei Conti Guidi che durò dalla metà del X secolo (900) fin quasi al 1370 i
Modiglianesi dopo un breve periodo di autonomia, nel 1377 si affidano alla Repubblica
Fiorentina che li accoglie, almeno nel diritto, non come sudditi ma come
raccomandati.
In questo lasso di tempo, nel
1371, troviamo la prima e più
completa descrizione dettagliata e
puntuale del territorio di giurisdizione della
Plebs Sancti Stephani in Juviniano grazie al censimento accurato, raccolto nella Descriptio
Provinciae Romandiolae redatta dal Cardinale Anglic Grimoard de Grisac (Mascanzoni 1985,
pp.212-215), Legato Papale in terra di Romagna, nel frattempo passata sotto il dominio
Papale già dal 1278 e che aspirava ad
accaparrarsi la vallata dell'alto
Marzeno assieme a Modigliana, velleità prontamente impedita da Firenze
sotto la cui tutela Modigliana poi approderà.
Il Pievato di Santo Stefano in Juviniano era delimitato a nord-ovest
dalla Pieve di San Giovanni in Octavo, la
odierna Pieve del Tho mentre a sud e sud-ovest si entrava nella giurisdizione della Pieve di San
Valentino di Tredozio. Ad oriente di
Modigliana, rispettivamente da sud a nord, si sgranano i Pievati di San
Cassiano in Casatico (Rocca San Casciano),
di Santa Reparata di Castrocaro, di San Savino, di Santa Barbara di Pietramora
e più a settentrione di Santa Maria in
Cepariano[6].
Dunque finita l'epoca del dominio dei
Guidi e fino al pieno Rinascimento, Modigliana vive una lenta e progressiva
assimilazione allo Stato fiorentino anche se i collegamenti rotabili sono
difficoltosi causa l'impraticabilità dei valichi appenninici. Di questo, essa
divenne e per lungo tempo rimase una porta d'accesso aperta sulla Romagna,
sempre meno coinvolta dai conflitti territoriali perché non più sede di un
potere signorile quale quello dei Guidi col conseguente ridimensionamento del
ruolo della sua Rocca. Il nome di Modigliana non più legato a quello dei Guidi
e alquanto periferico e marginale per il Granducato, Mediceo e Lorenese, venne
sempre meno menzionato nelle cronache dell'epoca [7].
E' con la Casa dinastica dei Lorena
che viene avvertita preponderante l'esigenza di riallacciare Modigliana e il
suo territorio al Granducato di Toscana. In effetti la percezione del confine
di questa terra con lo Stato Pontificio nel corso del ‘700 era ancora molto
debole. Un po' tutta la Romagna-Toscana rimase per secoli un'area isolata e
periferica rispetto al resto del Granducato. Una terra di confine quasi
abbandonata a sé stessa o maggiormente gravitante sulle vicine Legazioni
Pontificie con cui aveva in comune caratteri etnici e culturali più solidi. Questo territorio considerato perlopiù dai
Medici come zona cuscinetto da fortificare onde evitare l'arrivo di eserciti
stranieri, dotato di un sistema stradale e di collegamento con il resto del
Granducato assai precario causa i monti appenninici che ne complicavano le
comunicazioni, spingeva la popolazione verso lidi, oltreconfine, più facilmente
raggiungibili. Non a caso Modigliana,
collegata alla vicina Faenza attraverso una delle strade più frequentate la
cosiddetta "Carla" si sentiva più
dipendente dalla località pontificia non solo perché sede della sua curia
vescovile a cui faceva capo ma anche e soprattutto per i suoi commerci e
rifornimento di derrate.
Nel 1777 nel suo primo viaggio
registrato a Modigliana, nelle sue memorie Pietro Leopoldo sottolineava lo
scarso attaccamento della popolazione alle istituzioni toscane e il vivace
spirito autonomistico della borghesia frutto appunto dell'assenza di
collegamenti con la Toscana.
In effetti un aspetto ritenuto
fondamentale per riportare la comunità modiglianese in seno a quello che era il suo territorio di
riferimento, la Toscana, era soprattutto quello di dissociare la Pieve dallo dipendere dalla Diocesi di Faenza e
pertanto tentò a più riprese di creare
una Diocesi in Modigliana di riferimento
per tutta la Romagna-Toscana,
indispensabile a detta del Lorenese, per evitare la fuoriuscita di molti
giovani mandati a studiare dai vescovi nelle vicine Legazioni Pontificie con
perdite ingenti di denaro a vantaggio
delle Curie " estere". Il Granduca
evidenziava inoltre il numero eccessivo in tutta la Romagna-Toscana di preti " senza titolo, ignoranti e male educati"
ordinati con estrema facilità dalle Diocesi estere
di Faenza, Bertinoro, Sarsina e Forlì (Pietro Leopoldo pag. 356-359).
L'istituzione di unica sede vescovile a Modigliana avrebbe frenato il senso
diffuso di autonomia dal Granducato e di dipendenza dallo Stato Papalino. La
trattativa tra Pietro Leopoldo e Pio VI per arrivare ad una soluzione
concordata col Vaticano non arrivò mai a compimento [8].
Sarà col nipote Leopoldo II tuttavia
che si realizzerà quel progetto tanto voluto dal progenitore di far di
Modigliana Sede Vescovile. Moltiplicando le sue insistenze il 7 luglio 1850
ottenne da Pio IX l'istituzione della Sede Vescovile a Modigliana (Bolla Papale
Ex quo licet). La nuova Diocesi del Granducato avrebbe
compreso tutte le parrocchie della Provincia di Romagna fino ad allora sparse,
qua e là, nelle giurisdizioni vescovili delle città pontificie di Faenza,
Forlì, Bertinoro e Sarsina (Brandolini pag.22). Il numero di parrocchie
inglobate nella nuova diocesi risultò di 100, ben superiore alle stesse
Parrocchie della Diocesi di Firenze. Il territorio della nuova diocesi
interessava la cosiddetta alta Romagna, dal crinale appenninico al confine con
la Toscana ad ovest (Granducato) e i territori di Faenza e Forlì-Cesena ad est
(Stato Pontificio), nel mezzo una lunga striscia longitudinale, da Verghereto a
Marradi.
La popolazione di solide tradizioni
religiose accolse con gran giubilo il primo vescovo della Diocesi, Monsignor
Melini, che fece solenne ingresso a Modigliana, quattro anni più tardi, il 4
maggio del 1854 (Poggiolini pag.177).
Per volere di Leopoldo II la nuova sede vescovile fu accompagnata
dall'apertura di un seminario avente anche funzione di collegio maschile. Monsignor Melini lo inaugurò l'11 nov. 1859
nei locali dell'ex Convento delle Domenicane dopo i lavori di riattamento. [9]
E siamo arrivati ai giorni nostri.
La diocesi di Modigliana esiste ancora oggi anche se aggregata alla pari e non
in subordine alla Diocesi di Faenza di cui la denominazione Diocesi di
Faenza-Modigliana.
Perché si è voluto aggregare le due diocesi
di Modigliana e Faenza? Sicuramente per la modesta entità di entrambe e, per quanto concerne Modigliana, il ridimensionamento
della diocesi comincia già nel 1907 allorchè ben 17 parrocchie vengono riaffidate alla Diocesi di Sarsina a cui erano state sottratte e alcuni anni più tardi (nel 1923) col venir meno della Romagna-Toscana e il trasferimento burocratico-amministrativo dei Comuni quali Bagno di
Romagna, Dovadola, Galeata, Modigliana, Portico e San Benedetto, Premilcuore,
Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sorbano, Terra del Sole, Castrocaro Terme,
Tredozio e Verghereto, alla provincia di Forlì-Cesena. I Comuni di Firenzuola,
Marradi e Palazzuolo sul Senio costituiscono ancora oggi il piccolo lembo di
quello che è rimasto della Romagna-Toscana.
Le due Diocesi, seppure piccole, sopravvivono autonome anche se le prime prove di unificazione si avranno di lì a breve quando, deceduto il vescovo di Faenza Mons. Bacchi, l'allora vescovo di Modigliana Mons. Ruggero Bovelli (che poi diventerà Arcivescovo di Ferrara) governerà entrambe le diocesi negli anni dal 1924 al 1929.
Il 31 agosto 1976 con Mons. Marino
Bergonzini, vescovo di Modigliana, le due diocesi torneranno nuovamente unite in persona episcopi e il 30 settembre
1986, in forza del decreto Instantibus votis della
Congregazione dei Vescovi, fu stabilita la plena unione delle due
diocesi ed ancora nel prelato di Modigliana, Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi,
la nuova circoscrizione ecclesiastica prenderà corpo.
Sebbene dalla lettura fin qui possa apparire
l'istituzione della Diocesi Modigliana una scelta politica da parte dei Lorena
tuttavia la Pieve di Modigliana aveva tutti i presupposti storici e le attitudini
per divenire la Cattedra del Pastore, successore degli apostoli. I Lorena
pertanto nulla fecero per forzare la scelta sulla Pieve, in quanto già esisteva
ab antiquo una Collegiata di canonici
"reputatissima" come afferma il
Poggiolini (Cenni Storici sulla Città di Modigliana, Borgo San Lorenzo, 1931
pag.177), inoltre non vi era alcuna ragione storica che Modigliana, terra di
confine, rispondesse alle autorità fiorentine per la parte laica e per la parte
spirituale-religiosa addirittura alle autorità di un altro stato, quello
Pontificio. C'erano pertanto tutte le ragioni storiche, politiche e
territoriali che la Pieve assurgesse a Cattedra anche perché da secoli era uno
dei più importanti centri d'irradiazione religiosa dell'alta Romagna. Oggi quelle
ragioni politiche e territoriali sono venute meno, ma le circoscrizioni di entrambe le Diocesi sono molto modeste per poter essere autonome. L'aggregazione
era l'unica soluzione per la sopravvivenza di entrambe le Diocesi ma già si parla per il futuro di una
macro-aggregazione con la Diocesi di
Imola.
Cronotassi dei Vescovi
di Modigliana:
Da
Wikipedia, Diocesi di Faenza-Modigliana
- Mario Melini
† (19 dicembre 1853 - 9
marzo 1865 deceduto)
-
sede vacante (1865 - 1871)
- Leonardo
Giannotti, O.F.M. † (22 dicembre 1871 - 17 luglio 1895 deceduto)
- Sante Mei † (29 novembre 1895 - 16 dicembre 1907 dimesso)
- Luigi Capotosti † (8 aprile 1908 - 8 giugno 1914 nominato segretario della Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti)
- Ruggero Bovelli † (26 luglio 1915 - 4 ottobre 1929 nominato arcivescovo di Ferrara)
- Massimiliano Massimiliani † (30
giugno 1931 - 30 agosto 1960 deceduto)
- Antonio Ravagli † (30 agosto 1960 succeduto - 30 aprile 1970 dimesso)
- Marino Bergonzini † (5 giugno 1970 - 6 agosto 1982 ritirato)
- Francesco
Tarcisio Bertozzi † (6 agosto 1982 - 30 settembre 1986 nominato vescovo di
Faenza-Modigliana)
Bruno Tagliaferri
[1] C.
Mazzotti, La Pieve del Tho, Faenza 1977, pag. 15-16
[2] C.
Mazzotti, Le Pievi Ravennati, Ravenna 1975
[3] G. Pinto,
Una piccola capitale dell'Appennino tra Romagna e Toscana, da Storia di
Modigliana, Tomo 1, Accademia degli Incamminati 2010 pag. 69
[4] F.
Mancorti, La Pieve di S. Stefano Papa in Modigliana, Almanacco 1993, pag.106
[5] G. Lucchesi,
Festa di S. Stefano e chiese a lui dedicate nell'antica diocesi di Faenza, Terzo
centenario della Chiesa di S. Stefano in Faenza, Imola 1977, pag. 71-79
[6] L.
Mascanzoni, L'organizzazione civile ed ecclesiastica fra alto e basso medioevo,
da Storia di Modigliana, Tomo 1, Accademia degli Incamminati 2010 pag.125
[7] F. Salvestrini,
Modigliana nella Repubblica Fiorentina, da Storia di
Modigliana, Tomo 1, Accademia degli Incamminati 2010 pag. 139
[8] A. De
Ruggiero, Dai Medici ai Lorena: Aspetti amministrativi, economici e sociali, da
Storia di Modigliana, Tomo 1, Accademia degli Incamminati 2010 pag. 211
[9] N. Graziani,
Restaurazione ed epopea risorgimentale, da Storia di Modigliana, Tomo 1,
Accademia degli Incamminati 2010 pag. 251
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